Comune di Asiago

Storia del Comune


Stemma Comune di Asiago

Nominativo
Comune di Asiago

Indirizzo
Piazza Secondo Risorgimento, 6 - 36012 ASIAGO (VI)

Telefono
+39 0424 600211
Fax
+39 0424 463885

P.IVA IT 00467810248

Altitudine
1.001
Superficie
162 km²
Abitanti
6513 al 31/12/2008
Frazioni
Sasso di Asiago
Comuni Contigui
Conco, Enego, Foza, Gallio, Lusiana, Roana, Rotzo, Borgo Valsugana (TN), Castelnuovo (TN), Grigno (TN), Levico Terme (TN), Ospedaletto (TN), Villa Agnedo (TN), Caltrano, Calvene, Lugo di Vicenza, Valstagna

CAP
36012
Prefisso Telefonico
0424
Codice ISTAT
024009
Codice Catasto
A465
Nome Abitanti
asiaghesi / Slegar

Santo Patrono
San Matteo
Giorno Festivo
21 settembre

Posizione googlemaps
http://maps.google.it/maps?q=asiago&oe=utf-8&rls=org.mozilla:it:official&client=firefox-a&um=1&ie=UTF-8&split=0&gl=it&ei=UZ9tSsfZNtuMsAa0u935Bg&sa=X&oi=geocode_result&ct=image&resnum=1


Municipio - sede principale
 


Indirizzo:  
Piazza Secondo Risorgimento, 6
Telefono:  
0424 600211
Fax:  
0424 463885

Note:
casella di Posta Elettronica Certificata (PEC): asiago.vi@cert.ip-veneto.net codice fiscale 84001350242 - partita iva 00467810248 Con decorrenza 1 gennaio 2011 il servizio di Tesoreria è stato affidato alla Cassa di Risparmio del Veneto. Le operazioni in Tesoreria Unica presso sono regolate tramite alla Cassa di Risparmio del Veneto di Torri di Quartesolo titolare del conto di gestione e gestore del servizio amministrativo. Il numero di conto presso cui dovranno essere effettuati i versamenti a favore del Comune di Asiago è il seguente: IBAN IT36 F030 6960 8071 0000 0046 005 e_mail: comune@comune.asiago.vi.it

Cenni Storici

L'uomo sull'Altopiano: le selci e i graffiti della Valdassa sono le "fonti mute" che parlano di una preistorica presenza umana sull'Altopiano, di una presenza comunque temporanea. Un afflusso probabilmente stagionale, dovuto alla caccia e al prelievo della selce, abbondante sull'Altopiano, buona per ottenere raschiatoi, lame, grattatoi. La scoperta del villaggio del Bostel di Rotzo (1781, Dal Pozzo) portò alla luce le tracce di un popolo stabilitosi, forse per primo, su questi monti: casette interrate ed avanzi di stoviglie, manufatti di ferro e di bronzo, monete d'argento (di conio romano), ossa di animali, ecc. Altri segni di insediamenti precristiani sono stati trovati a Lusiana e ad Enego, con richiami frequenti alla civiltà romana.

La parlata cimbra è attualmente il documento più evocativo delle origini della gente altopianese. Questa "lingua" è simile al tedesco. L'Altopiano, territorio un tempo pressochè impraticabile e selvaggio, è stato certamente luogo di ripiego e di rifugio per frange di tribù e di popoli che negli inquieti secoli post-romani varcarono le Alpi. Immigrazioni tuttavia germaniche e, tra le ultime (subito dopo il Mille) famiglie di coloni bavaresi alla ricerca di terre da disboscare, bonificare e da coltivare. Quassù, al sicuro, hanno riordinato la loro vita e mantenuto nel tempo la lingua e i costumi originari. La parlata cimbra è dunque riferibile ad un dialetto tedesco, o meglio bavarese.

I primi centri a formarsi furono Rotzo ad ovest ed Enego ad est, in corrispondenza cioè dell'avanzare della colonizzazione del territorio dai bordi verso il centro. Sorsero via via gli altri: Gallio, Foza, Roana, Lusiana, Asiago, e divennero ben presto Comuni, "protetti" dapprima dagli Ezzelini, dagli Scaligeri e dai Visconti poi (1400), dai quali ottennero speciali privilegi economici necessari alla sopravvivenza in una zona montana come questa. In tale periodo l'unione fra i Sette Comuni si rafforzò sino al patto della Reggenza (1310) che permise l'autonomia politico- amministrativa ed una propria milizia. L'insegna ideale che la sosteneva e guidava, sembra racchiusa nelle parole: " Dise saint Siben, Alte Komeun, Prudere Liben ": " Questi sono i Sette Antichi Comuni, Fratelli Cari".

Nel 1404, la Federazione dei Sette Comuni si alleò volontariamente alla Repubblica di Venezia, in una fedeltà che durò per 4 secoli (1807). Venezia garantiva le esenzioni e i privilegi indispensabili alla Reggenza e le richiedeva la salvaguardia dei confini settentrionali, importanti strategicamente, impegno che costò ai Comuni in quel tempo saccheggi e devastazioni a più riprese (1487, 1508, 1805) eppure episodi di tenace e vittoriosa difesa.

Nel 1631 la peste, che desolava l'alta Italia, raggiunse anche Asiago, cagionando 1500 morti. Con la rivoluzione francese e Napoleone, Venezia decadde ed anche la Reggenza. Si passò poi sotto l'Impero Austriaco (1815) e vennero cancellati di colpo i benefici fino ad allora goduti, sostituiti di contro da tasse ed imposte che portarono via via l'Altopiano ad un'economia di pura sussistenza. Da qui l'emigrazione verso le regioni più promettenti d'Europa e d'oltre-oceano. Nonostante le difficoltà, apparvero i segni del progresso moderno, con opere pubbliche, i primi alberghi e le banche, nuove vie di comunicazione interne e con la pianura. La Legione Cimbrica, forte di 800 soldati, sorta nel fatidico 1848 e che contribuì a contenere l'avanzata degli austriaci, conferma la partecipazione dell'Altopiano al Risorgimento. Parecchi volontari inoltre presero parte alla II Guerra d'Indipendenza e alla Spedizione dei Mille.

Nel 1866 ci fu l'annessione all'Italia. Ad un maggiore collegamento interno contribuì efficacemente la costruzione del ponte sulla Valdassa (1906) e, con la pianura, la realizzzazione dell'ardita ferrovia a cremagliera (1909). L'emigrazione però continuava, anche se cominciavano nuove attività (estrattive, della distillazione, ecc.).

La I Guerra Mondiale, con l'Altopiano zona di confine, è stato l'evento più tragico e disastroso della sua storia, per la distruzione totale degli abitati e del patrimonio forestale e per l'esodo della popolazione. Il distacco e la dispersione dei nuclei familiari ha causato lo "sradicamento" dalla propria terra, un allontanamento affettivo e culturale dalle conseguenze quasi irreversibili. Al ritorno, la ricostruzione: paesi nuovi ma meno caratteristici. Dopo la ricostruzione, ancora disoccupazione ed ancora emigrazione in un alternarsi che proseguirà, purtroppo, anche nel secondo dopoguerra, perché le attività tradizionali erano sempre insufficienti a garantire una crescita rispondente alle nuove esigenze vitali. Verso gli anni '60 si è quasi di colpo intensificata l'attività turistica con la costruzione di ville ed appartamenti, di impianti sportivi e di tutto quanto comporta l'industria del tempo libero. Ciò ha prodotto una profonda trasformazione sia economica che sociale e culturale che costringe all'impegno di conciliare le attese di un giustificato benessere con la necessità di salvaguardare la bontà del territorio e l'identità culturale trasmessa dalle passate generazioni.


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