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Cenni Storici

Descrizione Breve

Situato nella pianura ad ovest di Asolo lungo la statale n. 248, S. Zenone degli Ezzelini si estende su una superficie di circa 20 kmq tra rilievi collinari, piccole valli ed aree pianeggianti. II suo territorio fu abitato in tempi remoti, come attestano numerosi reperti archeologici appartenenti a diverse epoche preistoriche a storiche. Parte della marca trevigiana, dal sec. X il territorio di S. Zenone appartenne ai vescovi di Treviso ed alla fine del XII sec. divenne possesso di Ezzelino da Romano il Monaco, che lo trasmise nel 1223 al figlio Ezzelino 111 detto il Tiranno. Questi, a causa della sua politica espansionistica, ebbe molti nemici a nel 1259 fu sconfitto a ferito a morte; il fratello Alberico, suo alleato, si rifugiò nel castello di San Zenone dove, dopo aver subito 1'assedio di una lega di feudatari, venne trucidato con tutta la famiglia. Dell'antico castello, ricostruito a nuovamente distrutto, rimane la torre, simbolo del paese. Nei pressi della torre sorge l'ottocentesco Santuario della Madonna del Monte (meglio conosciuto come "Chiesetta Rossa") dal cui colle si gode di un incantevole panorama. Una pala di Jacopo da Ponte, un crocifisso ligneo rinascimentale, statue dello scultore sanzenonese Francesco Rebesco ed affreschi del pittore Noè Bordignon adornano la chiesa parrocchiale di S. Zenone. Del patrimonio architettonico di S. Zenone risalgono al cinquecento la villa Tedesco e la villa Vignola, rimaneggiata nel settecento come la villa di Rovero, the è collocata al centro del paese di fronte al Municipio, mentre il località Sopracastello si può ammirare 1'esterno di villa Rubelli.

Villa Rovero

Con una popolazione di poco più di seimila abitanti, San Zenone vanta 1'attività di più di 400 ditte nel proprio territorio, a conferma di una vitalità economica in continua evoluzione, concentrata inizialmente nei settori manifatturiero, metalmeccanico, ed artigianale (ceramiche a mobili in stile) ma con un occhio di riguardo anche per il commercio ed il turismo. Più di cinquanta associazioni operanti negli ambiti sportivo, sociale, ricreativo, a culturale contribuiscono inoltre a rendere particolarmente ricco il calendario delle manifestazioni ed appuntamenti di folclore locale.

Gli Ezzelini

Re Zalín, forma locale per indicare Ezzelino il Tiranno (1194-1259) è il personaggio che identifica tutta la famiglia, nota ai piú come i Da Romano, presente per circa tre secoli in territorio asolano, infeudata dall'imperatore dei castelli di Onara e di Romano.

Nel 1223, Ezzelino il Monaco spartisce i suoi beni tra i figli Alberico ed Ezzelino il Tiranno. Il castello di S. Zenone venne assegnato ad Ezzelino. Da S. Zenone dipendevano i beni familiari ubicati in Liedolo, Crespano, Bessica, Pietrafosca, Loria, Ramon, Spineda di Ríese, Pagnano, Medolo, Oderzo, Fontanelle, Valdobbiadene, Godego, Castion, S. Martino di Lupari e tutto quanto sta a mattina del torrente Cismon, coi beni nel Feltrino e a Fonzaso, in Belluno e a Lentiai (Cesana), incluse le avogarie per conto del vescovo di Belluno, del Patriarca di Aquileia e del Monastero del Pero (Monastier).

Da qui, Ezzelino farà splendere la sua stella di abile stratega che lo vedranno impegnato contro i nobili di casa Camposampiero, Estensi, Sambonifacio e poi dominatore delle città del Veneto come Padova, Vicenza, Verona, Treviso, Belluno, Trento, con sconfinamento nella Lombardia, dove occupò Brescia. Divenne cosí il principale ghibellino dell'Alta Italia, ossia il vicario dell'imperatore Federico II, ma anche dopo la morte di questi continuò la sua politica, osteggiato dalla chiesa e da Venezia. Contro di lui fu indetta una crociata, ufficialmente perché non perseguiva gli eretici, ma praticamente perché era ghibellino. L'abbandono del lombardo Pelavicino dopo la conquista di Brescia, lo rese meno forte, tanto che nella marcia di avvicinamento a Milano, in favore di fuoriusciti milanesi, si scontro ad un guado dell'Adda, dove fu ferito e fatto prigioniero. Tradotto a Soncino vi morf perché, come si racconta, si strappò le bende dalle ferite.

Alberico, personaggio di taglia politica minore, pagò con la strage di S. Zenone le colpe del fratello. Politicamente aveva fallito la sua grande occasione: il Papa, con varie bolle, lo aveva scelto come strumento per oscurare Ezzelino, ma Alberico capi troppo tardi il gioco e si riconciliò col fratello.

Dopo le spartizioni dei beni, gli Ezzelini divennero sinonimo di diabolico e delle nefandezze commesse nel secolo XIII. Nacquero cosí fantasmi, storie atte a demonizzare, corredate da mille particolari. Nonostante ciò, sei secoli dopo, il primo consiglio comunale di S. Zenone italiana decideva di optare per 1' attributo degli Ezzelini, riabilitando di fatto la famosa famiglia.

Ecelino il Balbo

 

Lo stemma di San Zenone degli Ezzelini

Stemma approvato il 18-12-1889. Il predicato Degli Ezzelini è stato deliberato dal consiglio comunale il 15-2-1867 e approvato con Regio Decreto 10-11-1867, n. 4098. Lo stemma di San Zenone degli Ezzelini è così descritto: "D'azzurro alla torre d'argento merlata alla ghibellina, cintata da capo e collo di struzzo d'argento, movente dalla torre, tenente col becco un ferro di cavallo dello stesso e crestato di rosso. Motto: "Finis Eccelinorum ".

 

Descrizione estesa della storia di San Zenone

Parlare degli avvenimenti storici legati al territorio dell'attuale comune di San Zenone degli Ezzelini non è semplice e perciò ci limiteremo a ricordarli molto succintamente. Certamente (aspetto di questo territorio, in tempi remoti, doveva essere molto diverso dall'attuale, tuttavia, come lo confermano i numerosi reperti archeologici rinvenuti, doveva essere abitato già in epoche preistoriche. Infatti alcuni materiali litici ritrovati, quali raschiatoi e armi in pietra, fanno supporre (esistenza qui, tra 5.000 e 2.500 anni a.C., di una fabbrica neolitica. Gli studiosi dell'epoca preistorica del Trevigiano, fra cui primeggia la Faldani, affermano che nell'Asolano, in una zona ben delimitata lungo la fascia collinare, dovevano esistere importanti insediamenti umani, mentre mancavano nella zona di pianura per la probabile presenza di una fitta e rigogliosa foresta. Negli anni che vanno tra i 2.500 e i 1.700 a.C., compaiono in quest'area i Protoliguri, o Liguri antichi, detti anche Eneoliti, che perfezionano i loro strumenti in pietra e sono in grado anche di usare e di lavorare altri metalli. Ai Protoliguri poi, tra gli anni che vanno dal 1.700 al 900 a.C., si sostituivano gli Euganei, un popolo che forse discendeva dam altro precedente qui installatosi, finché, provenienti dall'Illida, giungevano i Paleoveneti che, cacciati gli Euganei, si stanziavano anche nell'Asolano. I Veneti sono dediti all'agricoltura, all'artigianato e al commercio, specie con gli Etruschi, dai quali probabilmente imparano le nuove tecniche per la lavorazione, anche artistica, del ferro e del bronzo. Sono d'indole pacifica, senza interessi espansionistici verso i territori occupati da altri con loro confinanti e con i quali cercano sempre di avere rapporti d'amicizia.

È appunto in un' atmosfera di amicizia che all'inizio del IV secolo a.C. i Veneti entrano in rapporto con i Romani, riconoscendo in questo popolo un ottimo alleato, sia sotto il profilo militare che quello economico. L'occasione d'incontro veniva offerta dall'esigenza di stringere un'alleanza contro i Galli Senoni, nel 390 a.C., e successivamente, nel 225 a.C., contro i Galli Insubri e Boi che minacciavano di invadere i loro territori. Le guerre che ne seguirono si conclusero con esito vittorioso e ciò rafforzò i legami fra i due popoli, al punto tale da indurre i Veneti a partecipare alle guerre contro Annibale che, sceso con il suo esercito dalle Alpi occidentali nella pianura Padana, minacciava l'intera penisola italia- e la stessa Roma.

L'espansione romana verso Oriente poneva subito il problema della salvaguardia dei confini verso l'illiria La fondazione di Aquileia, avvenuta nell'ambito di un progetto più vasto nel 181 a.C., confermava quanto vasta era ormai Farea d'influenza di Roma nelle Venezie, testimoniata in tutto il Trevigiano, nonché nell'attuale territorio comunale di San Zenone degli Ezzelini e nell'Asolano. L'inclusione di questa vasta zona nel nuovo dominio di Roma veniva raggiunta nel 148 a.C., quando il console Spurio Postumio Libero dava inizio alla costruzione di una grande arteria stradale, la "Postumia", che univa Genova con Aquileia e passava m po' più a sud dell'Asolano. Questa grande strada consolare si rivelava subito di grande importanza, non solo per il transito delle legioni romane, che potevano accorrere in difesa dei territori minacciati e da essa attraversati, ma anche quale veicolo di penetrazione economica verso le regioni orientali. È per questo motivo che l'Asolano, ma zona di notevole rilevanza militare, veniva incluso nel grande disegno agrariomilitare delle "centuriazioni", i cui territori, cosi suddivisi, erano poi assegnati ai veterani per coltivarli e, naturalmente, difenderli.

La presenza di Roma nel territorio delfattuale comune di San Zenone degli Ezzelini è testimoniata dal ritrovamento di lapidi e di altro interessante materiale archeologico, fra cui molti ruderi di case che, per la salubrità e amenità del luogo e per l'esposizione al sole delle sue colline, i Latini hanno scelto di costruire qui anche per la vicinarza ad Asolo, la romana "Acelum" poi divenuta "municipiunt" e resa ancora più importante dopo la costruzione della "via Amelia" che la unisce a "Patavium".

La fine dell'Impero romano d'Occidente e (arrivo in Italia di popoli barbari determinarono (abbandono degli abitanti e il degrado economico dell'Asolano. Giunsero poi i Goti, i Visigoti e i Bizantini, finché nel 569, provenienti dal Friuli, calarono i Longobardi che, intuita l'importanza strategica e geografica di quest'area, la fortificarono, ponendo su ogni altura dominante i loro punti di vedetta. Anche il colle di San Zenone doveva essere stato utilizzato a tale scopo e la presenza qui di una chiesa fa pensare alla Fasoli che essa fosse inclusa nel disegno difensivo di quest'area, dove molti toponimi di origine longobarda sono presenti. Infatti questa antica pieve doveva sorgere sul colle san zenonese, in uno spazio in cui oggi il suo contorno ricorda quello del castello che i Da Romano, anni dopo, edificarono.

Il dominio dei Longobardi, anche su questi territori, durò due secoli e precisamente fino all'arrivo in Italia di Carlo .Magno, che, chiamato da papa Adriano I°, R sconfisse nel 776 e divenne signore dei loro possedimenti. I Franchi di Carlo conquistarono anche tutto il Trevigiano, quindi anche San Zenone, e lo inglobarono nella "Marca Veronesi'. II Comitato di Treviso divenne ben presto molto importante e pur non essendo m marchesato assunse il nome di "Marca Trevigiana", titolo che mantenne a lungo in molti documenti.

Il Cristianesimo può essere giunto qui contemporaneamente ad Asolo e la sua antica pieve, come sostiene il Melchiori, originariamente dipese fino non oltre al X° secolo da quella di Sant'Eulalia, in quanto nel 1152, nella Bolla di papa Bonifacio, si parla già della "plebem Sancti Zenonis" e dei beni ad essa pertinenti. Ciò conferma la dignità piovana e l'importanza che il paese aveva raggiunto rispetto a quelli vicini, tanto che poi gli Ezzelini costruivano qui tuo dei loro più potenti castelli di tutta la Marca Trevigiana. Si ha quindi ragione di ritenere che la dedicazione della chiesa a San Zenone, come viene precisato nella citata Bolla papale, e l'appartenenza della località al potente casato degli Ezzelini siano stati sicuramente all'origine del nome dell'attuale paese: San Zenone degli Ezzelini.

Soffermiamoci ora brevemente sulla potente famiglia dei Da Romano, che dominerà incontrastata per molto tempo sulla Marca Trevigiana, su gran parte del Veneto e della Lombardia ed evidenziò la crisi e la fine del feudalesimo. Fra coloro che nel 1036 discesero in Italia al seguito di Corrado il Salico e furono investiti di un feudo per i loro meriti verso l'Imperatore, vi fu un cavaliere, Etzel o Ezzelo, che ricevette in dono dal suo signore varie terre ai piedi del Grappa, fra Onara, San Zenone e Bassano, in quelle che oggi sono le provincie di Padova, Treviso e Vicenza. I suoi figli, Ezelo e Alberico, allargarono poi i loro possedimenti con l'astuzia e la forza. Da Alberico nacque Ezzelino I° da Romano, il Balbo, che partecipò alla II Crociata e fu alleato dei Comuni contro Federico Barbarossa. Suo figlio, Ezzelino II, il Monaco, alla morte del padre ereditò tutte le sue terre e divenne uno dei più autorevoli vassalli della Marca Trevigiana. Egli ebbe tre figli, Ezzelino III da Romano, Alberico e la figlia Cunizza celebrati con versi indimenticabili da Dante e ricordati e discussi da tanti cronisti e da tanti storici. Ezzelino II, ormai vecchio, si ritirò in un convento e divise le sue terre tra i figli Ezzelino III, il "Tiranno", e Alberico. A quell'epoca l'Italia era sconvolta dalle lotte fra guelfi e ghibellini e quando l'imperatore Federico II iniziò la sua lotta contro i Comuni e cercò in Italia fautori per la sua causa, Ezzelino, ambizioso e deciso a dare la scalata al potere, si schierò con lui. E non fu il solo che abbracciò la causa ghibellina: potenti personaggi di ricche famiglie, gruppi politici e intere città voltarono le spalle ai guelfi. Ezzelino, interessandosi alle proprie fortune, oltre à quelle del suo partito, approfittò delle gelosie delle varie fazioni venete per conquistare per sé nuovi territori, fortificò Bassano, aiutò i Trevigiani nella lotta contro Feltre e Belluno e venne a patti con i Da Camino, ai quali fu costretto a cedere alcuni castelli che, di li a poco, con l'astuzia e con la forza, riesci a riprendere. Quando nel 1236 venne nominato Vicario imperiale, il potere di Ezzelino parve incontrastabile. Fu allora che il Da Romano, dopo aver sconfitto i San Bonifacio, divenne signore assoluto di Verona, assogettò Vicenza e assalì Padova che gli si arrese; rivolse poi le sue armi contro il marchese Azzo d'Este e contro il suo antico nemico jacopo da Carrara, i Camposampiero, e conquistò Este e la zona degli Euganei, quindi, con l'aiuto delle truppe imperiali, piombò sui castelli dei suoi nemici personali e li fece radere al suolo. Per odio a Venezia, che lo combatteva, fece demolire l'antico convento di Sant'Ilario, quindi rivolse i suoi feroci attacchi contro Asolo e Montebelluna e assali Cèneda, quasi radendola al suolo.

Nel frattempo suo fratello Alberico, signore di San Zenone e dov'era il suo castello, occupava per proprio conto Treviso e all'epoca della caduta di Cèneda stava combattendo i ghibellini della Marca. Ma le città venete ed emiliane, in un quadro politico estremamente complesso, si riunivano in quella lega che doveva poi definitivamente sconfiggere i Da Romano. Mentre Ezzelino assediava Mantova con il concorso di tutte le sue truppe, Padova gli si ribellava e conquistava la sua libertà il 20 giugno 1256. Ezzelino però proseguiva il suo piano di conquiste e riuniva rotte le sue forze per invadere il Milanese. L'esercito avversario, sostenuto dai più potenti capi guelfi dell'Italia settentrionale, gli dava subito battaglia il 27 settembre 1259 e lo sconfiggeva, trascinandolo prigioniero e ferito nel castello di Soncino, nel Mantovano, dove undici giorni dopo, come raccontano le cronache dei tempo, moriva "essendosi strappato le bende in uno dei suoi eccessi d'ira furiosa". Intanto suo fratello Alberico aveva lasciato precipitosamente Treviso e si era rifugiato nel suo castello di San Zenone, da dove molestava i villaggi vicini con rapine e distruzioni. Ciò provocò lira dei Trevigiani e della lega guelfa, che, decisi più che mai ad "estirpare la mala pianta", assaltarono il castello. Per tre giorni Alberico tenne testa agli assalitori, ma il 26 agosto 1260, sopraffatto, fu costretto ad arrendersi e barbaramente ucciso con la sua famiglia. Le cronache dicono che, sotto gli occhi di Alberico, i sei figli maschi furono decapitati, la moglie con le due figlie bruciate vive e poi lui fatto morire attaccato alla coda di un cavallo in corsa.

Molti sono i libri che raccontano la storia degli Ezzelini, ma sono storie scritte da uomini di pane, storie di vinti. La figura di Ezzelino III da Romano, emblematica, discussa, di uomo valoroso e di politico fra i più accorti, anche se tra i più crudeli, è quella di un uomo del suo tempo e che oggi è oggetto dì attente ed approfondite analisi da parte di molti studiosi, che vedono in lui il precursore delle Signorie rinascimentali.

Dopo la tragica fine di questa potente famiglia, che aveva anche la cittadinanza padovana, nel 1314 San Zenone degli Ezzelini ed il suo territorio appartengono alla Marca Trevigiana, pur rimanendo soggetti all'antica pieve di Sant'Eulalia ("Pleds S.Lariae"), un organismo civile e religioso ormai in pieno decadimento.

Nel 1339 Venezia, a seguito della sua politica di espansione verso la Terraferma, occupa rotto l'Asolano e, nel riordino territoriale ed amministrativo della Marca Trevigiana, assegna San Zenone degli Ezzelini e la vicina località di Liedolo, prima appartenenti alla giurisdizione di Castelfranco Veneto, alla podesteria di Asolo. II dominio della Repubblica di San Marco porta nel Veneto un lungo periodo di pace e di relativo benessere, interrotto solo dalla guerra sostenuta dalla Serenissima contro i collegati della Lega di Cambrai.

Nel 1797, al termine della prima campagna d'Italia e in seguito al Trattato di Campoformio, Napoleone Buonaparte pone fine alla gloriosa Repubblica di Venezia e (assegna allAustria. Seguono anni di altalenanti occupazioni francesi ed asburgiche, finché nel 1815, con la Pace di Vienna, tutto B Veneto cade sotto B dominio degli Asburgo e inglobato nel regno Lombardo-Veneto. Nel 1866, alla fine della terza guerra per (indipendenza italiana, anche i Sanzenonesi, come rotti i Veneti, aderiscono plebiscitariamente al regno d'Italia; da allora la storia di questo Comune si fonde con quella di rotta la nazione.

Queste, per sommi capi, le vicende storiche legate al comune di San Zenone degli Ezzelini, ma accanto ad esse ve ne sono altre che ci vengono raccontate e testimoniate dalle chiese e dalle dimore patrizie edificate sul suo territorio. L'attuale chiesa parrocchiale di San Zenone venne costruita tra il 1860 e il 1870, dopo che la precedente, molto più antica, fu demolita per le precarie condizioni statiche ed il cattivo stato di conservazione. Essa non presenta particolari caratteristiche architettoniche, ma invece è interessante per il ciclo di affreschi che conserva. Sono un'opera del pittore di Castelfranco Veneto Noè Bordignon e si possono dividere in quattro gruppi: 1°) soffitto: "La carcerazione del B.Giordano Forzate nel castello di San Zenone", "L'Assunzione di Maria in cielo", "La gloria di San Zenone"; 2°) pareti laterali: "Gli Apostoli"; 3°) abside: "Il Giudizio Universale"; 4°) cappelle laterali e lunette della porta maggiore: "La Fede", "La Speranza" e la "Carità".

Sul monte Castellaro, nei pressi della Torre del castello ezzeliniano e dove un tempo sorgeva l'antica "Cappella S.Mariae Rosse", vi è il Santuario della Madonna Rossa, meta di numerosi pellegrinaggi e molto noto per la fama taumaturgica della "Madonna Rossa". L'attuale struttura del sacro edificio risale al 1860, dopo che precedentemente era stato gravemente danneggiato da due violenti terremoti.

Degne di attenzione sono pure le numerose dimore patrizie edificate sul territorio comunale di San Zenone degli Ezzelini. La Villa di Rovero, costruita su un piccolo poggio nei primi decenni del 1600 dal Nob. Cristoforo Di Rovero, sorge in una posizione incantevole, da dove si possono ammirare, degradanti in verdeggianti vallate, i colli circostanti, il più alto dei quali, proprio dietro alla villa, è quello su cui sorgeva il castello degli Ezzelini. Davanti a questa nobile dimora si stende a perdita d'occhio la campagna veneta e su tutto domina, come sfondo, il massiccio del Monte Grappa. La villa sorge poco lontano da Asolo e si vede imponente dalla strada Montebelluna Bassano. È un complesso architettonico di giusta e proporzionata armonia, il cui corpo centrale, a tre piani e con un elegante poggiolo, è unito con due grandi logge, una per parte e formate da sette archi su colonne, a due torri quadrate, alte quanto il corpo centrale stesso, che limitano ai lati (edificio. Dalla strada si vede una lunga scalinata che passa attraverso la "cedrera", uno dei rarissimi esempi esistenti di una antica tradizione delle ville venete, dove cedri e limoni sono piantati in piena terra. L'edificio è circondato da un bel parco e vi possiamo ammirare anche una chiesetta, un giardino, una barchessa e, ricavata in una massiccia torre, una "colombera". La villa è caratterizzata anche da un vasto ciclo di affreschi che decorano le due facciate principali ed il salone centrale al primo piano, essi raffigurano paesaggi immaginari, figure simboliche e scene mitologiche che richiamano quelli eseguiti da Paolo Veronese a Maser.

Sopra un ridente poggio, da cui si gode un panorama meraviglioso, sorge Villa Vignola, eretta nel XVI secolo e poi modificata nel XVIII. È un edificio quadrato, sormontato da un frontone a timpano che si ripete nella facciata posteriore, e presenta al primo piano una trifora centrale, con balaustra a colonne, i cui archi sono murati come quelli delle finestre che la fiancheggiano. Tracce di

affreschi si notano sulla facciata principale, dove, sopra la trifora centrale, spicca lo stemma dei Vignola. Un'altra trifora, ma senza poggiolo, è aperta sulla facciata posteriore della villa, nel cui interno le travi sono alla sansovina. Nel grande complesso edilizio, circondato da un bel giardino, possiamo ammirare un pozzo, del XVIII secolo, sulla cui vera vi è lo stemma del casato; una barchessa, con sei poggioli e pareti affrescate; una chiesetta, il cui altare barocco è stato gravemente danneggiato durante la Prima Guerra Mondiale.

La Villa Rudelli sorge in località Sopracastello ed è una costruzione, intonacata a marmorino e con un cornicione a mensole, che risale al XVIII secolo, mentre al primo piano vi è una trifora, senza poggiolo, con archi sostenuti da colonne. Sulla facciata principale, tra le finestre del primo piano, vi sono due figure mitologiche affrescate e collocate su piedistalli entro nicchie; altri affreschi, dello stesso carattere, figurano come cariatidi sotto i davanzali delle finestre.

A Ca' Rainati, in località San Lorenzo, vi è Ca' Porcia, ora adibita a casa colonica. È un interessante edificio a un piano sopra il terreno e una soffitta con fori di originale disegno. La porta d'ingresso e le finestre al piano terra hanno l'architrave e gli stipiti a conci in pietra bugnati, mentre un bel poggiolo in pietra è posto davanti alla trifora centrale, le cui finestre laterali sono murate. Un alto frontone con trifora, in gran parte murata, è sormontato da un timpano, sul culmine del quale è collocata una campanella. In prosecuzione dell'ala destra dell'edificio, sempre con cornice dentellata, vi è una elegante loggia, formata da sette archi ribassati e in gran parte murati, posti su colonnine in pietra, a cui corrispondeva, al piano terra, un portico di quattro archi, attualmente tutti murati.


Sezione ideata e realizzata dal Comune di San Zenone