Cenni Storici
Descrizione Breve
Situato nella pianura ad ovest di Asolo lungo la statale
n. 248, S. Zenone degli Ezzelini si estende su una superficie di circa
20 kmq tra rilievi collinari, piccole valli ed aree pianeggianti. II suo
territorio fu abitato in tempi remoti, come attestano numerosi reperti
archeologici appartenenti a diverse epoche preistoriche a storiche. Parte
della marca trevigiana, dal sec. X il territorio di S. Zenone appartenne
ai vescovi di Treviso ed alla fine del XII sec. divenne possesso di Ezzelino
da Romano il Monaco, che lo trasmise nel 1223 al figlio Ezzelino 111 detto
il Tiranno. Questi, a causa della sua politica espansionistica, ebbe molti
nemici a nel 1259 fu sconfitto a ferito a morte; il fratello Alberico,
suo alleato, si rifugiò nel castello di San Zenone dove, dopo aver subito
1'assedio di una lega di feudatari, venne trucidato con tutta la famiglia.
Dell'antico castello, ricostruito a nuovamente distrutto, rimane la torre,
simbolo del paese. Nei pressi della torre sorge l'ottocentesco Santuario
della Madonna del Monte (meglio conosciuto come "Chiesetta Rossa")
dal cui colle si gode di un incantevole panorama. Una pala di Jacopo da
Ponte, un crocifisso ligneo rinascimentale, statue dello scultore sanzenonese
Francesco Rebesco ed affreschi del pittore Noè Bordignon adornano la chiesa
parrocchiale di S. Zenone. Del patrimonio architettonico di S. Zenone
risalgono al cinquecento la villa Tedesco e la villa Vignola, rimaneggiata
nel settecento come la villa di Rovero, the è collocata al centro del
paese di fronte al Municipio, mentre il località Sopracastello si può
ammirare 1'esterno di villa Rubelli.
Villa Rovero
Con una popolazione di poco più di seimila abitanti, San
Zenone vanta 1'attività di più di 400 ditte nel proprio territorio, a
conferma di una vitalità economica in continua evoluzione, concentrata
inizialmente nei settori manifatturiero, metalmeccanico, ed artigianale
(ceramiche a mobili in stile) ma con un occhio di riguardo anche per il
commercio ed il turismo. Più di cinquanta associazioni operanti negli
ambiti sportivo, sociale, ricreativo, a culturale contribuiscono inoltre
a rendere particolarmente ricco il calendario delle manifestazioni ed
appuntamenti di folclore locale.
Gli Ezzelini
Re Zalín, forma locale per indicare Ezzelino il Tiranno
(1194-1259) è il personaggio che identifica tutta la famiglia, nota ai
piú come i Da Romano, presente per circa tre secoli in territorio asolano,
infeudata dall'imperatore dei castelli di Onara e di Romano.
Nel 1223, Ezzelino il Monaco spartisce i suoi beni
tra i figli Alberico ed Ezzelino il Tiranno. Il castello di S. Zenone venne assegnato ad Ezzelino.
Da S. Zenone dipendevano i beni familiari ubicati in Liedolo, Crespano,
Bessica, Pietrafosca, Loria, Ramon, Spineda di Ríese, Pagnano, Medolo,
Oderzo, Fontanelle, Valdobbiadene, Godego, Castion, S. Martino di Lupari
e tutto quanto sta a mattina del torrente Cismon, coi beni nel Feltrino
e a Fonzaso, in Belluno e a Lentiai (Cesana), incluse le avogarie per
conto del vescovo di Belluno, del Patriarca di Aquileia e del Monastero
del Pero (Monastier).
Da qui, Ezzelino farà splendere la sua stella di abile
stratega che lo vedranno impegnato contro i nobili di casa Camposampiero,
Estensi, Sambonifacio e poi dominatore delle città del Veneto come Padova,
Vicenza, Verona, Treviso, Belluno, Trento, con sconfinamento nella Lombardia,
dove occupò Brescia. Divenne cosí il principale ghibellino dell'Alta Italia,
ossia il vicario dell'imperatore Federico II, ma anche dopo la morte di
questi continuò la sua politica, osteggiato dalla chiesa e da Venezia.
Contro di lui fu indetta una crociata, ufficialmente perché non perseguiva
gli eretici, ma praticamente perché era ghibellino. L'abbandono del lombardo
Pelavicino dopo la conquista di Brescia, lo rese meno forte, tanto che
nella marcia di avvicinamento a Milano, in favore di fuoriusciti milanesi,
si scontro ad un guado dell'Adda, dove fu ferito e fatto prigioniero.
Tradotto a Soncino vi morf perché, come si racconta, si strappò le bende
dalle ferite.
Alberico, personaggio di taglia politica minore, pagò
con la strage di S. Zenone le colpe del fratello. Politicamente aveva
fallito la sua grande occasione: il Papa, con varie bolle, lo aveva scelto
come strumento per oscurare Ezzelino, ma Alberico capi troppo tardi il
gioco e si riconciliò col fratello.
Dopo le spartizioni dei beni, gli Ezzelini divennero
sinonimo di diabolico e delle nefandezze commesse nel secolo XIII. Nacquero
cosí fantasmi, storie atte a demonizzare, corredate da mille particolari.
Nonostante ciò, sei secoli dopo, il primo consiglio comunale di S. Zenone
italiana decideva di optare per 1' attributo degli Ezzelini, riabilitando
di fatto la famosa famiglia.
Ecelino il Balbo
Lo stemma di San Zenone degli Ezzelini
 |
Stemma approvato il 18-12-1889. Il predicato Degli Ezzelini è
stato deliberato dal consiglio comunale il 15-2-1867 e approvato
con Regio Decreto 10-11-1867, n. 4098. Lo stemma di San Zenone degli
Ezzelini è così descritto: "D'azzurro alla torre d'argento merlata
alla ghibellina, cintata da capo e collo di struzzo d'argento, movente
dalla torre, tenente col becco un ferro di cavallo dello stesso
e crestato di rosso. Motto: "Finis Eccelinorum ". |
Descrizione estesa della storia di San
Zenone
Parlare degli avvenimenti storici legati al territorio
dell'attuale comune di San Zenone degli Ezzelini non è semplice e perciò
ci limiteremo a ricordarli molto succintamente. Certamente (aspetto di
questo territorio, in tempi remoti, doveva essere molto diverso dall'attuale,
tuttavia, come lo confermano i numerosi reperti archeologici rinvenuti,
doveva essere abitato già in epoche preistoriche. Infatti alcuni materiali
litici ritrovati, quali raschiatoi e armi in pietra, fanno supporre (esistenza
qui, tra 5.000 e 2.500 anni a.C., di una fabbrica neolitica. Gli studiosi
dell'epoca preistorica del Trevigiano, fra cui primeggia la Faldani, affermano
che nell'Asolano, in una zona ben delimitata lungo la fascia collinare,
dovevano esistere importanti insediamenti umani, mentre mancavano nella
zona di pianura per la probabile presenza di una fitta e rigogliosa foresta.
Negli anni che vanno tra i 2.500 e i 1.700 a.C., compaiono in quest'area
i Protoliguri, o Liguri antichi, detti anche Eneoliti, che perfezionano
i loro strumenti in pietra e sono in grado anche di usare e di lavorare
altri metalli. Ai Protoliguri poi, tra gli anni che vanno dal 1.700 al
900 a.C., si sostituivano gli Euganei, un popolo che forse discendeva
dam altro precedente qui installatosi, finché, provenienti dall'Illida,
giungevano i Paleoveneti che, cacciati gli Euganei, si stanziavano anche
nell'Asolano. I Veneti sono dediti all'agricoltura, all'artigianato e
al commercio, specie con gli Etruschi, dai quali probabilmente imparano
le nuove tecniche per la lavorazione, anche artistica, del ferro e del
bronzo. Sono d'indole pacifica, senza interessi espansionistici verso
i territori occupati da altri con loro confinanti e con i quali cercano
sempre di avere rapporti d'amicizia.
È appunto in un' atmosfera di amicizia che all'inizio
del IV secolo a.C. i Veneti entrano in rapporto con i Romani, riconoscendo
in questo popolo un ottimo alleato, sia sotto il profilo militare che
quello economico. L'occasione d'incontro veniva offerta dall'esigenza
di stringere un'alleanza contro i Galli Senoni, nel 390 a.C., e successivamente,
nel 225 a.C., contro i Galli Insubri e Boi che minacciavano di invadere
i loro territori. Le guerre che ne seguirono si conclusero con esito vittorioso
e ciò rafforzò i legami fra i due popoli, al punto tale da indurre i Veneti
a partecipare alle guerre contro Annibale che, sceso con il suo esercito
dalle Alpi occidentali nella pianura Padana, minacciava l'intera penisola
italia- e la stessa Roma.
L'espansione romana verso Oriente poneva subito il
problema della salvaguardia dei confini verso l'illiria La fondazione
di Aquileia, avvenuta nell'ambito di un progetto più vasto nel 181 a.C.,
confermava quanto vasta era ormai Farea d'influenza di Roma nelle Venezie,
testimoniata in tutto il Trevigiano, nonché nell'attuale territorio comunale
di San Zenone degli Ezzelini e nell'Asolano. L'inclusione di questa vasta
zona nel nuovo dominio di Roma veniva raggiunta nel 148 a.C., quando il
console Spurio Postumio Libero dava inizio alla costruzione di una grande
arteria stradale, la "Postumia", che univa Genova con Aquileia e passava
m po' più a sud dell'Asolano. Questa grande strada consolare si rivelava
subito di grande importanza, non solo per il transito delle legioni romane,
che potevano accorrere in difesa dei territori minacciati e da essa attraversati,
ma anche quale veicolo di penetrazione economica verso le regioni orientali.
È per questo motivo che l'Asolano, ma zona di notevole rilevanza militare,
veniva incluso nel grande disegno agrariomilitare delle "centuriazioni",
i cui territori, cosi suddivisi, erano poi assegnati ai veterani per coltivarli
e, naturalmente, difenderli.
La presenza di Roma nel territorio delfattuale comune
di San Zenone degli Ezzelini è testimoniata dal ritrovamento di lapidi
e di altro interessante materiale archeologico, fra cui molti ruderi di
case che, per la salubrità e amenità del luogo e per l'esposizione al
sole delle sue colline, i Latini hanno scelto di costruire qui anche per
la vicinarza ad Asolo, la romana "Acelum" poi divenuta "municipiunt" e
resa ancora più importante dopo la costruzione della "via Amelia" che
la unisce a "Patavium".
La fine dell'Impero romano d'Occidente e (arrivo in
Italia di popoli barbari determinarono (abbandono degli abitanti e il
degrado economico dell'Asolano. Giunsero poi i Goti, i Visigoti e i Bizantini,
finché nel 569, provenienti dal Friuli, calarono i Longobardi che, intuita
l'importanza strategica e geografica di quest'area, la fortificarono,
ponendo su ogni altura dominante i loro punti di vedetta. Anche il colle
di San Zenone doveva essere stato utilizzato a tale scopo e la presenza
qui di una chiesa fa pensare alla Fasoli che essa fosse inclusa nel disegno
difensivo di quest'area, dove molti toponimi di origine longobarda sono
presenti. Infatti questa antica pieve doveva sorgere sul colle san zenonese,
in uno spazio in cui oggi il suo contorno ricorda quello del castello
che i Da Romano, anni dopo, edificarono.
Il dominio dei Longobardi, anche su questi territori,
durò due secoli e precisamente fino all'arrivo in Italia di Carlo .Magno,
che, chiamato da papa Adriano I°, R sconfisse nel 776 e divenne signore
dei loro possedimenti. I Franchi di Carlo conquistarono anche tutto il
Trevigiano, quindi anche San Zenone, e lo inglobarono nella "Marca Veronesi'.
II Comitato di Treviso divenne ben presto molto importante e pur non essendo
m marchesato assunse il nome di "Marca Trevigiana", titolo che mantenne
a lungo in molti documenti.
Il Cristianesimo può essere giunto qui contemporaneamente
ad Asolo e la sua antica pieve, come sostiene il Melchiori, originariamente
dipese fino non oltre al X° secolo da quella di Sant'Eulalia, in quanto
nel 1152, nella Bolla di papa Bonifacio, si parla già della "plebem Sancti
Zenonis" e dei beni ad essa pertinenti. Ciò conferma la dignità piovana
e l'importanza che il paese aveva raggiunto rispetto a quelli vicini,
tanto che poi gli Ezzelini costruivano qui tuo dei loro più potenti castelli
di tutta la Marca Trevigiana. Si ha quindi ragione di ritenere che la
dedicazione della chiesa a San Zenone, come viene precisato nella citata
Bolla papale, e l'appartenenza della località al potente casato degli
Ezzelini siano stati sicuramente all'origine del nome dell'attuale paese:
San Zenone degli Ezzelini.
Soffermiamoci ora brevemente sulla potente famiglia
dei Da Romano, che dominerà incontrastata per molto tempo sulla Marca
Trevigiana, su gran parte del Veneto e della Lombardia ed evidenziò la
crisi e la fine del feudalesimo. Fra coloro che nel 1036 discesero in Italia al seguito
di Corrado il Salico e furono investiti di un feudo per i loro meriti
verso l'Imperatore, vi fu un cavaliere, Etzel o Ezzelo, che ricevette
in dono dal suo signore varie terre ai piedi del Grappa, fra Onara, San
Zenone e Bassano, in quelle che oggi sono le provincie di Padova, Treviso
e Vicenza. I suoi figli, Ezelo e Alberico, allargarono poi i loro possedimenti
con l'astuzia e la forza. Da Alberico nacque Ezzelino I° da Romano,
il Balbo, che partecipò alla II Crociata e fu alleato dei Comuni contro
Federico Barbarossa. Suo figlio, Ezzelino II, il Monaco, alla morte del
padre ereditò tutte le sue terre e divenne uno dei più autorevoli vassalli
della Marca Trevigiana. Egli ebbe tre figli, Ezzelino III da Romano, Alberico
e la figlia Cunizza celebrati con versi indimenticabili da Dante e ricordati
e discussi da tanti cronisti e da tanti storici. Ezzelino II, ormai vecchio,
si ritirò in un convento e divise le sue terre tra i figli Ezzelino III,
il "Tiranno", e Alberico. A quell'epoca l'Italia era sconvolta dalle lotte
fra guelfi e ghibellini e quando l'imperatore Federico II iniziò la sua
lotta contro i Comuni e cercò in Italia fautori per la sua causa, Ezzelino,
ambizioso e deciso a dare la scalata al potere, si schierò con lui. E
non fu il solo che abbracciò la causa ghibellina: potenti personaggi di
ricche famiglie, gruppi politici e intere città voltarono le spalle ai
guelfi. Ezzelino, interessandosi alle proprie fortune, oltre à quelle
del suo partito, approfittò delle gelosie delle varie fazioni venete per
conquistare per sé nuovi territori, fortificò Bassano, aiutò i Trevigiani
nella lotta contro Feltre e Belluno e venne a patti con i Da Camino, ai
quali fu costretto a cedere alcuni castelli che, di li a poco, con l'astuzia
e con la forza, riesci a riprendere. Quando nel 1236 venne nominato Vicario
imperiale, il potere di Ezzelino parve incontrastabile. Fu allora che
il Da Romano, dopo aver sconfitto i San Bonifacio, divenne signore assoluto
di Verona, assogettò Vicenza e assalì Padova che gli si arrese; rivolse
poi le sue armi contro il marchese Azzo d'Este e contro il suo antico
nemico jacopo da Carrara, i Camposampiero, e conquistò Este e la zona
degli Euganei, quindi, con l'aiuto delle truppe imperiali, piombò sui
castelli dei suoi nemici personali e li fece radere al suolo. Per odio
a Venezia, che lo combatteva, fece demolire l'antico convento di Sant'Ilario,
quindi rivolse i suoi feroci attacchi contro Asolo e Montebelluna e assali
Cèneda, quasi radendola al suolo.
Nel frattempo suo fratello Alberico, signore di San
Zenone e dov'era il suo castello, occupava per proprio conto Treviso e
all'epoca della caduta di Cèneda stava combattendo i ghibellini della
Marca. Ma le città venete ed emiliane, in un quadro politico estremamente
complesso, si riunivano in quella lega che doveva poi definitivamente
sconfiggere i Da Romano. Mentre Ezzelino assediava Mantova con il concorso
di tutte le sue truppe, Padova gli si ribellava e conquistava la sua libertà
il 20 giugno 1256. Ezzelino però proseguiva il suo piano di conquiste
e riuniva rotte le sue forze per invadere il Milanese. L'esercito avversario,
sostenuto dai più potenti capi guelfi dell'Italia settentrionale, gli
dava subito battaglia il 27 settembre 1259 e lo sconfiggeva, trascinandolo
prigioniero e ferito nel castello di Soncino, nel Mantovano, dove undici
giorni dopo, come raccontano le cronache dei tempo, moriva "essendosi
strappato le bende in uno dei suoi eccessi d'ira furiosa". Intanto suo
fratello Alberico aveva lasciato precipitosamente Treviso e si era rifugiato
nel suo castello di San Zenone, da dove molestava i villaggi vicini con
rapine e distruzioni. Ciò provocò lira dei Trevigiani e della lega guelfa,
che, decisi più che mai ad "estirpare la mala pianta", assaltarono il
castello. Per tre giorni Alberico tenne testa agli assalitori, ma il 26
agosto 1260, sopraffatto, fu costretto ad arrendersi e barbaramente ucciso
con la sua famiglia. Le cronache dicono che, sotto gli occhi di Alberico,
i sei figli maschi furono decapitati, la moglie con le due figlie bruciate
vive e poi lui fatto morire attaccato alla coda di un cavallo in corsa.
Molti sono i libri che raccontano la storia degli Ezzelini,
ma sono storie scritte da uomini di pane, storie di vinti. La figura di
Ezzelino III da Romano, emblematica, discussa, di uomo valoroso e di politico
fra i più accorti, anche se tra i più crudeli, è quella di un uomo del
suo tempo e che oggi è oggetto dì attente ed approfondite analisi da parte
di molti studiosi, che vedono in lui il precursore delle Signorie rinascimentali.
Dopo la tragica fine di questa potente famiglia, che
aveva anche la cittadinanza padovana, nel 1314 San Zenone degli Ezzelini
ed il suo territorio appartengono alla Marca Trevigiana, pur rimanendo
soggetti all'antica pieve di Sant'Eulalia ("Pleds S.Lariae"), un organismo
civile e religioso ormai in pieno decadimento.
Nel 1339 Venezia, a seguito della sua politica di espansione
verso la Terraferma, occupa rotto l'Asolano e, nel riordino territoriale
ed amministrativo della Marca Trevigiana, assegna San Zenone degli Ezzelini
e la vicina località di Liedolo, prima appartenenti alla giurisdizione
di Castelfranco Veneto, alla podesteria di Asolo. II dominio della Repubblica
di San Marco porta nel Veneto un lungo periodo di pace e di relativo benessere,
interrotto solo dalla guerra sostenuta dalla Serenissima contro i collegati
della Lega di Cambrai.
Nel 1797, al termine della prima campagna d'Italia
e in seguito al Trattato di Campoformio, Napoleone Buonaparte pone fine
alla gloriosa Repubblica di Venezia e (assegna allAustria. Seguono anni
di altalenanti occupazioni francesi ed asburgiche, finché nel 1815, con
la Pace di Vienna, tutto B Veneto cade sotto B dominio degli Asburgo e
inglobato nel regno Lombardo-Veneto. Nel 1866, alla fine della terza guerra
per (indipendenza italiana, anche i Sanzenonesi, come rotti i Veneti,
aderiscono plebiscitariamente al regno d'Italia; da allora la storia di
questo Comune si fonde con quella di rotta la nazione.
Queste, per sommi capi, le vicende storiche legate
al comune di San Zenone degli Ezzelini, ma accanto ad esse ve ne sono altre che ci vengono raccontate e testimoniate
dalle chiese e dalle dimore patrizie edificate sul suo territorio. L'attuale
chiesa parrocchiale di San Zenone venne costruita tra il 1860 e il 1870,
dopo che la precedente, molto più antica, fu demolita per le precarie
condizioni statiche ed il cattivo stato di conservazione. Essa non presenta
particolari caratteristiche architettoniche, ma invece è interessante
per il ciclo di affreschi che conserva. Sono un'opera del pittore di Castelfranco
Veneto Noè Bordignon e si possono dividere in quattro gruppi: 1°) soffitto:
"La carcerazione del B.Giordano Forzate nel castello di San Zenone", "L'Assunzione
di Maria in cielo", "La gloria di San Zenone"; 2°) pareti laterali: "Gli
Apostoli"; 3°) abside: "Il Giudizio Universale"; 4°) cappelle laterali
e lunette della porta maggiore: "La Fede", "La Speranza" e la "Carità".
Sul monte Castellaro, nei pressi della Torre del castello
ezzeliniano e dove un tempo sorgeva l'antica "Cappella S.Mariae Rosse",
vi è il Santuario della Madonna Rossa, meta di numerosi pellegrinaggi
e molto noto per la fama taumaturgica della "Madonna Rossa". L'attuale
struttura del sacro edificio risale al 1860, dopo che precedentemente
era stato gravemente danneggiato da due violenti terremoti.
Degne di attenzione sono pure le numerose dimore patrizie
edificate sul territorio comunale di San Zenone degli Ezzelini. La Villa
di Rovero, costruita su un piccolo poggio nei primi decenni del 1600 dal
Nob. Cristoforo Di Rovero, sorge in una posizione incantevole, da dove
si possono ammirare, degradanti in verdeggianti vallate, i colli circostanti,
il più alto dei quali, proprio dietro alla villa, è quello su cui sorgeva
il castello degli Ezzelini. Davanti a questa nobile dimora si stende a
perdita d'occhio la campagna veneta e su tutto domina, come sfondo, il
massiccio del Monte Grappa. La villa sorge poco lontano da Asolo e si
vede imponente dalla strada Montebelluna Bassano. È un complesso architettonico
di giusta e proporzionata armonia, il cui corpo centrale, a tre piani
e con un elegante poggiolo, è unito con due grandi logge, una per parte
e formate da sette archi su colonne, a due torri quadrate, alte quanto
il corpo centrale stesso, che limitano ai lati (edificio. Dalla strada
si vede una lunga scalinata che passa attraverso la "cedrera", uno dei
rarissimi esempi esistenti di una antica tradizione delle ville venete,
dove cedri e limoni sono piantati in piena terra. L'edificio è circondato
da un bel parco e vi possiamo ammirare anche una chiesetta, un giardino,
una barchessa e, ricavata in una massiccia torre, una "colombera". La
villa è caratterizzata anche da un vasto ciclo di affreschi che decorano
le due facciate principali ed il salone centrale al primo piano, essi
raffigurano paesaggi immaginari, figure simboliche e scene mitologiche
che richiamano quelli eseguiti da Paolo Veronese a Maser.
Sopra un ridente poggio, da cui si gode un panorama
meraviglioso, sorge Villa Vignola, eretta nel XVI secolo e poi modificata
nel XVIII. È un edificio quadrato, sormontato da un frontone a timpano
che si ripete nella facciata posteriore, e presenta al primo piano una
trifora centrale, con balaustra a colonne, i cui archi sono murati come
quelli delle finestre che la fiancheggiano. Tracce di
affreschi si notano sulla facciata principale,
dove, sopra la trifora centrale, spicca lo stemma dei Vignola. Un'altra
trifora, ma senza poggiolo, è aperta sulla facciata posteriore della villa,
nel cui interno le travi sono alla sansovina. Nel grande complesso edilizio,
circondato da un bel giardino, possiamo ammirare un pozzo, del XVIII secolo,
sulla cui vera vi è lo stemma del casato; una barchessa, con sei poggioli
e pareti affrescate; una chiesetta, il cui altare barocco è stato gravemente
danneggiato durante la Prima Guerra Mondiale.
La Villa Rudelli sorge in località Sopracastello ed è una
costruzione, intonacata a marmorino e con un cornicione a mensole, che
risale al XVIII secolo, mentre al primo piano vi è una trifora, senza
poggiolo, con archi sostenuti da colonne. Sulla facciata principale, tra
le finestre del primo piano, vi sono due figure mitologiche affrescate
e collocate su piedistalli entro nicchie; altri affreschi, dello stesso
carattere, figurano come cariatidi sotto i davanzali delle finestre.
A Ca' Rainati, in località San Lorenzo, vi è Ca' Porcia,
ora adibita a casa colonica. È un interessante edificio a un piano sopra
il terreno e una soffitta con fori di originale disegno. La porta d'ingresso
e le finestre al piano terra hanno l'architrave e gli stipiti a conci
in pietra bugnati, mentre un bel poggiolo in pietra è posto davanti alla
trifora centrale, le cui finestre laterali sono murate. Un alto frontone
con trifora, in gran parte murata, è sormontato da un timpano, sul culmine
del quale è collocata una campanella. In prosecuzione dell'ala destra
dell'edificio, sempre con cornice dentellata, vi è una elegante loggia,
formata da sette archi ribassati e in gran parte murati, posti su colonnine
in pietra, a cui corrispondeva, al piano terra, un portico di quattro
archi, attualmente tutti murati. |