Corte bova e oratorio della santa croce

La Corte Bova, disposta in una lunga teoria di fabbricati in asse est-ovest, mostra al 
centro il palazzo padronale, adiacente all’Oratorio della Santa Croce, con ai lati le 
barchesse con le case dei lavoranti e le “boarie”, ricoveri per gli animali. 
Nell’oratorio di Santa Croce la croce lignea è stata spostata dall’altare, ora è collocata 
sul lato sinistro dell’entrata e si mostra senza il corpo del Cristo, avvolta in un lenzuolo 
sindonico, a dimostrazione che Gesù è già risorto. Sul pavimento dell’Oratorio è visibile 
la lapide di don Francesco Farsaglia, parroco a Bionde, Zerpa e Porcile, dal 29 
settembre 1791 al 16 settembre 1810, in pieno periodo napoleonico. 
Di fronte alla Corte Bova si trova il c.d. “Mulino”, in realtà una “pila da riso” come quella 
che si trovava a Palazzo Moneta. Il riso comincia ad essere prodotto nel 1500, i 
veneziani si specializzano su questa emergente coltivazione con un controllo più 
accurato delle acque, predisponendo grandi aie di essiccazione, costruendo magazzini 
ed imbarcazioni da trasporto, ed approntando la nuova tecnologia, le famose “pile” per 
la lavorazione e la brillatura. 
Nella vicina Corte Mazzabò negli scorsi anni ’90 fu rinvenuto un cippo, con un’iscrizione 
in stile gotico e lo stemma di Verona città. È un cippo stradale, segno che il confine tra 
il dominio veneziano e quello scaligero era proprio nelle vicinanze della Corte Bova. 








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