2 giugno 1946 - 2 giugno 2016: La Repubblica italiana ha 70 anni

Pubblicata il 03/06/2016

Cari concittadini,
il 2 giugno è la festa della Repubblica: quest’anno è particolarmente speciale perché la Repubblica italiana compie settant’anni.
Era il 2 giugno del 1946 quando i cittadini italiani furono chiamati alle urne al referendum istituzionale. Un referendum indetto per stabilire la forma dello Stato e vide la vittoria dei repubblicani con il 54,3% dei voti contro il 47,7% dei monarchici.
Se si escludono le elezioni amministrative del marzo 1946, che interessarono solo alcune Regioni, il 2 giugno 1946 votarono per la prima volta in Italia anche le donne. Una conquista arrivata dopo anni di dure lotte civili, in ritardo però rispetto agli altri Paesi europei e agli Stati Uniti.
La nostra Repubblica è nata con la vocazione alla pace, all'apertura agli altri Paesi e agli altri popoli: non soltanto al dialogo ma alla collaborazione con essi, all'integrazione dell'Europa, al rispetto e al sostegno nei confronti delle altre organizzazioni mondiali. Il valore della libertà e della uguale dignità di ogni persona e quello della solidarietà caratterizzano la nostra Repubblica, contrassegnano la nostra Costituzione e sono alla base della nostra democrazia. Sono i valori intorno ai quali si raccoglie unito la nostra bella Italia.
E' oggi mio compito come Sindaco, uomo di Stato e che rappresenta l’Autorità territoriale, ricordare questi valori e questi principi pensando che sono scelte di allora, 70 anni fa, ma che costituiscono tuttora i criteri di comportamento e gli obiettivi da perseguire per il nostro presente e per il nostro futuro nello svolgimento e nel progredire costante della democrazia.
Repubblica significa cosa pubblica e molte volte facciamo l’errore di pensarla come dovuta, credendo che essa sia soltanto un fatto che interessi la Nazione, una cosa ormai assodata. Ma non è così. E’ nostro compito non solo rispettarla ma essere impegnati sempre nel migliorarla, alimentarla e tenere vivi i principi su cui si basa.
Evidenzio che nel prossimo ottobre saremo chiamati a votare, a decidere il destino della riforma costituzionale da poco approvata dal parlamento. L’ultima parola spetta a noi italiani che abbiamo l’obbligo di andare a votare: che sia un si o sia un no ma a votare ci si deve andare. Il non votare non è una scelta, ma una mancanza grave nei confronti di chi ha dato la propria vita per far si che questo diritto sia oggi presente.
Ricordo ancora quando la cara nonna diceva che a votare bisognava assolutamente andarci, timorosa di perderne il diritto dopo un’eventuale assenza. Possibile che siamo passati da quei pensieri di appartenenza e di assoluta obbligatorietà a quelli attuali di estrema superficialità e considerazione di perdita di tempo?
Democrazia e Libertà non significano solo poter dire e fare quello che si vuole; non sono solo la possibilità di scrivere sui social cosa mi piace e cosa non mi piace. Sono valori più alti, valori che orgogliosamente dobbiamo portare sempre con noi e che dobbiamo, da cittadini attivi, trasmettere ai nostri figli, far crescere…
Una crescita che passa dalla collaborazione, dall’incontro tra chi amministra e chi viene amministrato. Dal rispetto della legalità da parte di entrambi, dagli obiettivi comuni di miglioramento superando gli ostacoli, le difficoltà, i problemi che un grande Paese come l’Italia ogni giorno deve affrontare. E anche un Comune come Sona, sempre più vicino ai 18.000 abitanti, un bellissimo luogo abitato da bellissima gente, tanti problemi anch’esso ha. Tutti affrontabili e tutti risolvibili, insieme!
Gli uomini che scrissero la Costituzione appartenevano a tradizioni culturali molto differenti – cattolici, comunisti, socialisti, liberali – avevano idee molto differenti tra loro, ma trovarono tutti gli accordi, superando le logiche di partito, perché erano attenti a costruire il bene comune più che gli interessi, pur legittimi, di una sola parte.
Impariamo ad amare la Repubblica per le libertà e le tutele che ci offre. Impariamo a farne parte per il senso di solidarietà che dobbiamo ai nostri concittadini. E, infine, impariamo a ricordare quali sforzi e quali sacrifici sono stati necessari per la nascita della Repubblica italiana, nella sua forma istituzionale. Solo così potremo essere realmente consapevoli del nostro essere italiani.
Grazie a tutti coloro che ogni giorno rendono ancora più forte e vivo il ricordo; grazie a tutti coloro che ci rendono, con la loro opera quotidiana, fieri di essere italiani.
Viva il Comune di Sona, Viva l’Italia, Viva la Repubblica.

Gianluigi Mazzi, Sindaco di Sona


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