Commemorazione 4 Novembre 2021 Giornata dell’Unità d’Italia e delle Forze Armate

Pubblicata il 09/11/2021

Discorsi celebrativi del Vicesindaco Valentina Oliviero ai ragazzi della Scuola Primaria Cesare Battisti di Gambugliano e del Sindaco Matteo Forlin alla cittadinanza.

Giovedì 4 novembre 2021

Cari ragazzi
il 4 novembre 1918 è la data in cui terminava la prima guerra mondiale e, con l’entrata delle truppe italiane vittoriose a Trento e a Trieste, dopo quasi tre anni e mezzo di combattimenti, si concludeva la “Grande Guerra”. Questa celebrazione ha un valore altissimo e non serve solo per ricordare una vittoria ma vuole celebrare la PACE e un’occasione per ricordare i caduti e i morti di tutte le guerre.
Quest’anno si celebra anche la Ricorrenza del Centenario della collocazione del Milite Ignoto all’Altare della Patria di Roma
Ma chi è il Milite Ignoto?
È un combattente italiano senza nome, scelto da una donna di Trieste, tra un gruppo di militari caduti in battaglia rimasti senza un nome. Fu una commissione a rintracciare undici vittime ignote, nei territori dove furono più forti i combattimenti. I cadaveri dei soldati vennero messi in bare tutti uguali e disposti in fila nella navata centrale della Basilica di Aquileia a Udine. Poi, spettò a Maria Bergamas, mamma di un soldato deceduto, Antonio, scegliere la salma che oggi riposa nella capitale. La donna entrò in Chiesa e si fermò davanti ad uno dei feretri, lì probabilmente ci sarebbe stato suo figlio, un ragazzo che aveva disertato la leva con l'esercito austriaco per combattere a fianco degli italiani. Fu straziante. Poi, la salma venne trasferita in treno a Roma. Ad ogni stazione il convoglio ferroviario fece una sosta, tra gli applausi degli italiani, radunati per omaggiare l'eroe simbolo: il Milite ignoto, morto a difesa della Patria.
Un momento di riflessione
Come possono finire le guerre nel mondo, se noi non siamo capaci di superare le nostre piccole incomprensioni e i nostri litigi? Ma per costruire un mondo di pace, occorre incominciare dal nostro 'mondo', cioè dagli ambienti in cui viviamo ogni giorno: la famiglia, la scuola, il cortile, la palestra. Ed è importante lavorare insieme alle persone che vivono accanto a noi: gli amici, i compagni di scuola, i genitori e gli educatori. C'è bisogno dell'aiuto di tutti per costruire un futuro migliore. Mi raccomando, non arrendetevi mai, nemmeno di fronte alle difficoltà e alle incomprensioni. Ogni vostra azione, ogni vostro gesto nei confronti del prossimo può costruire pace. Ad esempio, se vi capita di litigare con un compagno, fare subito pace; o chiedere scusa ai genitori e agli amici, quando si è mancato in qualcosa. Il vero costruttore di pace è uno che fa il primo passo verso l'altro e questa non è debolezza, ma forza, la forza della pace.
 
Il Vicesindaco Valentina Oliviero
 

Domenica 7 novembre 2021
 
Care concittadine e cari concittadini,
Un saluto a tutti voi che siete qui davanti al monumento ai caduti di Gambugliano (e Monte San Lorenzo) per celebrare la ricorrenza del 4 novembre.
Come ha ricordato il nostro Presidente Sergio Mattarella quest’anno si celebrano quattro importanti anniversari: i 160 anni dell’Unità d’Italia, i 150 anni di Roma Capitale, i 100 anni del trasferimento al Vittoriano della salma del Milite Ignoto e i 75 anni della Repubblica.
Momenti fondamentali, questi, della nostra storia che trovano espressione solenne il 4 novembre, Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate.
In questa giornata importante riteniamo doveroso ricordare in particolare i nostri concittadini che hanno perso la loro vita nel corso delle ultime due guerre. Essi rappresentano la nostra gente e le vite umane sacrificate per costruire un futuro migliore e per ristabilire le condizioni di libertà e di democrazia di cui oggi godiamo.
Il 4 novembre 1918, con l’armistizio di Villa Giusti, per l’Italia si concludeva la “Grande Guerra”: un conflitto iniziato il 24 maggio 1915 e che per 41 mesi coinvolse oltre 5 milioni di combattenti, militari e civili.
La guerra del 15-18 sconvolse l’intera Europa e fu la prima “guerra totale” della storia dell’Umanità: il primo conflitto altamente tecnologico e di massa che coinvolse in tutto il continente circa 70 milioni di combattenti e che provocò 8 milioni di morti (di cui circa 600 mila italiani), oltre 20 milioni tra feriti e invalidi, sofferenze per tante famiglie, vedove e orfani il cui numero è sconosciuto.
Le conseguenze di questo conflitto hanno sconvolto, nel profondo, le società europee ed anche quella italiana, sia nelle strutture politiche che in quelle economiche, sociali e culturali tanto da creare le premesse per la nascita e l’avvento del fascismo in Italia e di governi autoritari in molti Paesi europei.
Nella memoria collettiva degli Italiani non si è mai dimenticata quella immane tragedia ed in ogni città, da allora, di fronte al Monumento ai Caduti, il 4 novembre di ogni anno si celebrano la ricorrenza della Vittoria e il ricordo dei Caduti.
Il 4 novembre non è però solo celebrazione della Vittoria, lontana nel tempo, non è solo ricordo dei Caduti, memoria che il tempo non cancella. È anche la Celebrazione della ”Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate”: una ricorrenza che esprime la vicinanza e l’affetto di un Popolo alle Forze Armate, oggi sempre più fondamentale strumento a garanzia della pace, della sicurezza e delle libere e democratiche istituzioni in Italia e nel mondo, nelle aree flagellate da conflitti in cui i militari sono inviati, su mandato internazionale, per promuovere la pace e la sicurezza.
Quest’anno, inoltre, il 4 novembre assume un significato ancora più profondo e importante.
Commemoriamo infatti il centenario della traslazione e della solenne tumulazione del Milite Ignoto nel sacello dell’Altare della Patria.
Il Milite Ignoto è simbolo dei tanti giovani uomini provenienti da ogni parte d’Italia che sacrificarono la propria vita in battaglia.
Il 20 giugno 1921 l’allora Ministro di Grazie e Giustizia Rodinò presentò un disegno di legge che impegnò lo stato a rendere gli onori più solenni ad un soldato senza nome. Ad agosto si nominò una commissione che ebbe il compito di rintracciare caduti ignoti in tutti i posti dove si era combattuto fino a tre anni prima. Al termine delle operazioni di raccolta vennero selezionate 11 salme che furono prima composte a Gorizia in bare di legno grezzo tutte uguali l’una all’altra e poi trasferite, il 27 ottobre, nella basilica di Aquileia. A indicare quale di quegli undici corpi avrebbe rappresentato il sacrificio di tutti i caduti venne chiamata una donna di Trieste, Maria Bergamas. Suo figlio Antonio, di leva nell’esercito austriaco, aveva disertato per andare a combattere con gli italiani e risultava poi disperso in battaglia sul monte Cimone. Il giorno dopo la donna sfilò lentamente davanti alle 11 bare allineate della navata centrale della basilica. Inizialmente la sua scelta voleva ricadere su quella che le ricordava suo figlio Antonio. Poi cambiò idea e scelse, posandoci sopra il suo velo nero, la decima salma che invece non aveva alcun tipo di collegamento con il figlio. Dopo il gesto di Maria Bergamas la bara venne collocata sul fusto di un cannone e, seguita da un corteo di madri e mogli di caduti giunte da tutto il Triveneto, trasportata fino alla stazione ferroviaria di Aquileia dove fu posta su un vagone.
Il treno viaggiò lentamente per 4 lunghi giorni tra 2 ali di gente prima di giungere a Roma. Fu uno spettacolo straordinario e soprattutto spontaneo espresso da persone di tutti i ceti sociali che parteciparono ognuno a proprio modo (in ginocchio, in silenzio) esprimendo il proprio cordoglio, sventolando vessilli e bandiere italiane oppure lanciando fiori: fu una delle prime occasioni nelle quali gli italiani si sentirono tutti parte di un unico Paese, fratelli sotto la stessa bandiera, uniti dal dolore per la perdita di tanti giovani uomini nelle trincee della Grande Guerra.
Il pomeriggio del 3 novembre il treno entrò nella stazione Termini a Roma dove sui marciapiedi lo attendevano decine di bandiere, tutte le cariche dello Stato e tanta gente comune.
La mattina del 4 novembre 1921 Piazza Venezia, davanti al Vittoriano, era gremita di gente e tra loro c’erano moltissimi reduci e decorati
La bara venne sepolta nel sacello ricavato sotto la statua della dea Roma sulla quale venne incisa la semplice scritta latina “Ignoto Militi”, al Milite Ignoto. Da allora quel luogo è chiamato Altare della Patria.
Lo scorso maggio il Consiglio comunale di Gambugliano ha deliberato all’unanimità di conferire al Milite Ignoto la Cittadinanza Onoraria, così come hanno deciso di fare in questa circostanza molti altri Comuni italiani. È il segno dei nostri sentimenti verso tutti coloro che quel Milite rappresenta, e che oggi sentiamo tutti ugualmente figli della nostra comunità.
 
Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva la Costituzione, viva l'Italia  unita!

Il Sindaco 
Matteo Forlin

Facebook Twitter
torna all'inizio del contenuto