Comune di Moriago della Battaglia

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I Palu'

I Palu'
Introduzione
L'ampia superficie agraria che si estende da Colbertaldo a Villanova di Falzé, lasciando a sud i villaggi di Mosnigo, di Moriago e di Sernaglia e a nord quelli di Col San Martino e di Farra di Soligo, rimane un eccezionale documento di un ambiente dove l'uomo ha cercato di soddisfare via via necessità di ordine economico e logistico ed ha espresso la sua capacità di usare tutte le risorse ambientali a sua disposizione.
L'area racchiude, entro recinti di natura vegetale, querce, ontani, salici, platani e pioppi allo stato arboreo e arbustivo, che formano una maglia di prati attraversati da corsi d'acqua pensile a regime torrentizio, il Farra, il Garda. È un esempio, unico nel suo genere in Italia, di parco naturale e viene comunemente indicato con il nome di 'campi chiusi'.
 
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Storia dei Palù
I Palù sono stati abitati fin dal periodo Neolitico.
Una serie di insediamenti a carattere pastorale si susseguivano a ridosso della collina tra Soligo e Vidor. Gli insediamenti di pianura erano prevalentemente a specializzazione agricola.
Al tempo dei romani anche il Quartier del Piave diventò oggetto di una centuriazione, che sembra trovarsi tra gli abitanti di Sernaglia, Villanova e Patean. Anche tra il tratto della Rosper e il terrazzo delle Rive si può trovare una piccola centuriazione.
Queste sistemazioni agrarie sono rintracciabili in terreni permeabili delle Piane di Moriago e di Sernaglia, invece le grave e i Palù non sono mai stati interessati da tali opere o probabilmente bocciati dalla sfavorevole natura dei terreni agrari.
Con le invasioni barbariche le popolazioni locali si rifugiarono o sui colli o all'interno dei Palù, dove le persone potevano difendersi e sopravvivere. Sorgeva allora, una sequenza di recinti rurali fortificati contornati da piccoli appezzamenti colturali necessari alla sopravvivenza della comunità. Una volta diminuite le invasioni, si verificò un riversamento degli insiemi abitativi e delle attività agrarie al di fuori della palude e della boscaglia.
Un'atmosfera di maggior tranquillità fu introdotta dal Comune Medievale e più tardi dalla Serenissima.
Agli inizi del 1300 vennero chiamati i benedettini ad abitare all'abazia di S. Bona, poi arrivarono i Cistercensi ed i Camaldolesi che conoscevano le tecniche di bonifica dei suoli.
Ai frati dell'abazia di Vidor risale una gigantesca opera di disboscamento e di bonifica, un po' in tutta l'area delle Piane di Moriago e Sernaglia e della zona paludosa detta "i Palù".
Dall'abazia vennero impegnati servi sia in opere di bonifica sia in lavorazione di terreni incolti. Allora il campo assumeva una funzione importante e una parte dei terreni abbandonati o diversamente organizzati venivano rifatti secondo nuovi schemi più adatti alle esigenze del momento. Nella metà del 1400 l'iniziativa individuale assunse un peso e una efficacia considerabile. Ora la trasformazione agraria si manifesta con l'uso di nuove tecniche e di nuove esperienze di lavoro quali l'impianto di nuove colture e la costruzione di canali di raccolta comuni.

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Struttura e vegetazione dei Palù
I campi chiusi a Nord fanno parte di un più vasto sistema che si estende ad imbuto tra Colbertaldo e Farra di Soligo.
I campi sono di varie forme circondati da recinti di natura vegetale e circoscritti da un fossato ai cui lati crescono delle siepi di alberi.
A causa dei terreni impermeabili, della collocazione geografica e della depressione altimetrica, i Palù, a valle della catena prealpina e collinare, costituiscono una palude piuttosto anomala con problemi di ristagno e di trabocco d'acqua.
A nord di Moriago i campi si presentano stretti e lunghi e sembrano essere di epoca medievale. Le loro dimensioni sono stabilite dalle condizioni del terreno e dai metodi di aratura e di trasporto. Ai fini del risultato economico l'area è ideali per le colture foraggiere e arboree.
Visto dalle cime della vicina collina l'intero territorio ha l'aspetto di una foresta appena un po' rada.
La vegetazione tipica di questa area è quella delle zone umide. Essa cresce spontaneamente o sotto il controllo dell'uomo. Nei Palù di Mosnigo assume l'aspetto di un bosco dominato dalla presenza dell'ontano nero che con la sua copertura nasconde un sottobosco erbaceo costituito da lussureggianti specie palustri ed equiseti (genere di piante erbacee diffuse in luoghi umidi con fusto internamente cavo e sottili rami verdi disposti come i raggi di una ruota).
Il pedesuolo è composto da strati limo - argillosi e ricco di torba che costituiscono una potente coltre impermeabile.
Oltre alle specie arboree già citate troviamo pochi e dispersi esemplari di olmo campestre e aceri. A livello arbustivo il più importante e uno dei più diffusi è il nocciolo.
Per costruire canestri o scope si usavano anche i rami flessibili del sanguinello.
Nei Palù un'importante funzione ha avuto l'integrazione delle colture arboree e arbustive sapientemente conservate e utilizzate lungo i fossati. La funzionalità di questa struttura sorta e sviluppatasi per necessità di un modo contadino è forse la vera ragione della sua sopravvivenza fino ai giorni nostri. Questo ambiente ha dato all'uomo per molto tempo svariati prodotti, quali il foraggio per gli animali visto che si potevano fare più tagli durante l'anno, i frutti del sottobosco, la pesca nei ruscelli, la legna per riscaldare la casa e sostenere gli alberi da frutto e le viti.
 
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 Suoni dai Palu’ 
 
(ha collaborato Chiara Breda)
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