Tra archeologia e alchimia

 

Presso la Biblioteca Civica di Padova si conserva un manoscritto dal titolo Marmi, sepolture, vasi, statue, idoli, lumi eterni, lacrimarii et altre antichità atestine (BP 2144), databile alla seconda metà del secolo XVII. L'autore è ignoto, tuttavia una annotazione in calce alla carta 68, di mano diversa da quella dell'autore, avanza l'ipotesi che sia opera dell'estense Biasio Lombardo. Allo stato non abbiamo elementi sufficienti per valutare la fondatezza di questa identificazione, ci sono però buone ragioni per credere che uno studio approfondito del testo potrà portare all'acquisizione di informazioni più precise sulla sua paternità e sulla data di composizione. E' chiarissimo invece lo scopo che si era prefisso l'anonimo autore: individuare, censire e schedare le "antichità" esistenti a Este e nel suo territorio. Per quanto si presenti in uno stato di incompletezza, l'opera riveste dunque un notevole interesse per la storia dell'archeologia dell'agro atestino, anche perché la descrizione di singoli reperti o di luoghi particolarmente ricchi di presenze archeologiche è corredata, oltre che dalla trascrizione dei testi epigrafici, da schematiche rappresentazioni grafiche.
Per quanto concerne Baone e il suo territorio, il manoscritto offre un contributo preziosisssimo in quanto include il resoconto, relativamente ampio e dettagliato, della ricognizione archeologica effettuata dall'autore sul monte di Baone, oggi monte Cecilia, e sulla cima del monte Castello.
Sul monte di Baone l'attenzione del ricercatore seicentesco si rivolge inevitabilmente alle rovine del castello medievale e all'antica chiesa di S. Fidenzio. Dei resti dell'antica fortificazione il manoscritto ci fornisce la più antica rappresentazione grafica o, per essere più precisi, un frammento di rappresentazione in quanto gli oggetti sommariamente disegnati sono soltanto un brandello di muro e un particolare della torre. La descrizione del sito ci informa che a metà del ‘600 il castello era completamente distrutto e che lo spazio un tempo delimitato dalla cinta muraria era stato trasformato in vigneto. 
Della chiesa l'anonimo archeologo annota che era officiata soltanto nel giorno di Natale e aveva per custode un eremita che abitava in una casetta vicina. Da un passo ("al basso dove hora sono le case") si deduce che nel secolo XVII sul monte l'insediamento abitativo era molto limitato. Il manoscritto segnala scrupolosamente la presenza di numerosi frammenti di antiche iscrizioni, ma anche di un frammento di una statua "rotta dal mezo in su, messa distesa nel muro". Preziosa è la notizia che l'eremita addetto alla custodia della chiesa, nel costruire una stanza "per comodo della chiesa", aveva fatto mettere nelle fondamenta una grandissima quantità di marmi scritti". Una pagina del manoscritto riporta lo schizzo di tre frammenti di iscrizioni: uno ubicato sullo "scalino della scala che va all'eremo", gli altri due collocati nel muro della casa dell'eremita. Uno di questi oggi si conserva nel Museo Nazionale di Este. Lo vide ancora in loco anche lo storico estense Isidoro Messi nella seconda metà del Settecento, ma fu l'erudito ottocentesco Giacomo Pietrogrande a darne per primo la trascrizione corretta. Eccola: T. Atidius. T. / Rom. Porcio / miles. Leg. MIX (Titus Atidius Titifihius Romulia Porcio miles legionis decimae octavae).
Il resoconto del sopralluogo sul monte Castello risulta ancora più interessante e suggestivo perché ci introduce nel misterioso mondo degli alchimisti. La notizia più curiosa riguarda infatti l'utilizzazione della terra del monte Castello da parte di alchimisti impegnati nella ricerca della pietra filosofale, la pietra che avrebbe avuto il potere di trasformare i metalli in oro. A farsi mandare la terra del monte che sovrasta Calaone non erano soltanto alcuni alchimisti veneti, ma anche "infiniti oltramontani". L'alone di mistero che avvolge la cima del monte Castello è reso ancora più fitto dalla scoperta che il luogo è disseminato di "ossa d'infiniti corpi morti". L'autore non se la sente di indicarne con certezza l'origine. Formula due ipotesi: che il luogo sia stato usato come cimitero dagli abitanti del castello e da quelli del vicino villaggio di Calaone, oppure che vi sia svolto un "qualche fatto d'arme". Di sicuro, dopo avere letto le pagine dell'antico manoscritto, che si riportano integralmente qui sotto, l'idea di uno scavo archeologico tanto sul monte Castello quanto sul monte di Baone, già balenata qualche anno fa ma mai realizzata in misura adeguata, acquista forza ed attualità.

I. Le rovine del castello
cc. 1213 Monte di Baone
Il monte di Baone ha un castello nella somità di strutto et ancora vi si vede un imggrosso muro in piedi, di larghezza piedi 5, qual era della torre che sta nella somità, la qual ha dentro ancora alcuni compartimenti di muro nel modo infrascrito et è come il di segno in piato Castello distrutto di Baon
Et il muro roto che si vede è come segue 
imgAtorno poi vi si vedono in diversi lochi li muri del castelo quali erano assai grandi, perché atorno alla tore, o roca, vi è un larghissimo spatio di terreno tutto ripieno di viti.
Chiesa di Baon vecchia
Sotto poi vi è una chiesa la qual era la catedrale ma havendo gli habitanti per loro comodo fabricatane un'altra, al basso dove hora sono le case, al presente non vanno se non il S. Natale i popoli processionalmente di sopra, nel rimanente non è ofiziata ma resta alla custodia d'un heremita che sta in una casetta vicina alla chiesa.
Vi è un campanile dentro del quale vi è un marmo rotto scritto antico nel fondamento che tocca terra, ma dalla parte e sopra la scala dell'heremo un altro marmo rotto con lettere e nel muro della casa doi altri marmi scritti rotti, et un grande intiero nella caneva et un segno di ceneri rotto, et in un muro una statua in piedi rotta dal mezo in su, messa distesa nel muro.
Questo era un castello e terra popolatissimo anticamente come si vede dai marmi antichi che vi si ritrovano come ne parlano le historie, et il romito che vi è al presente ha detto a me, e l'attesto con mio giuramento, che nel fabricar una stanza per comodo della chiesa ha fatto metter nei fondamenti una grandissima quantità di marmi scritti di diverse sorte, cosa da me intesa con gran dispiacere.
Nota: Devesi vedere e dimandare a nome di qual santo è eretta essa chiesa sul monte di Baone.
 

II. La terra del monte Castello e gli alchimisti
cc. 5758 
Cisterne doi in monte Castello a Calaone 
Nel salir monte Castello vicino alla cima vi è una cisterna murata atorno era turata dalle pietre, et un'altra ve n'è su la cima vicino al Castello.
Loco tra levante e mezo giorno dove sepelivano i morti del castello e vi si ritrovano l'ossa sotto la terra. immagine
È sito salubre nell'angolo fra levante e mezogiorno la terra di questo loco vien adoperata da diversi alchimisti per far il lapis filosof. et io stesso n'ho veduto cavar per il R. Padre Canonico Regolare............ di S. Salvator di Venezia chimico ecc.mo [...] l'ill.mo Conte Carlo Martinengo intelligentissimo di tal professione ne manda spesso a torre e l'ill. mo Conte Borso S. Bonifacio per un chimico che tiene in casa et altri infiniti oltra montani. Nota che non è buona se non è cavata sotto quanto è alto un huomo ordinario di statura sino al ginochio principiando però dal capo.
immagineNoto che in questo sito cavando vi si ritrovano le ossa d'infiniti corpi morti e si vede che sono stati posti confusamente, perché si ritrovano l'ossa delle gambe di uno attraversate a quelle d'un altro, e seguitando a cavar con diligentia, si ritrovano l'ossa di tutto il corpo, et io ne ho cavata una tutta intiera, che nel cavar detta terra per il [...] e Nicolò detto de Zilio mi disse che una volta unì insieme tante ossa humane che erano in quel loco che ne fece una stiva come si accomodano le zoche e scridato di ciò da L'ill.mi et Ecc.mi Contarini Porte di Ferro, li comandarono che le sotterasse di novo. Ma egli per non fare quella fatica, le gettò giù dal monte, e mi disse che per tutta quella costa, cima o angolo di monte vi erano sepolti corpi e che in ogni loco si ritrovano quantità di ossa, onde io giudico che quello fosse un loco, dove si sepelivano quelli che stavano nel castello alla guardia, et anco quelli delle habitationi di Calaone che havevano per uso portarli colà, essendo loco assai remoto, overo che in qualche fatto d'arme essendo stati talgiati a pezzi [...] di dentro del castello, o di fuori, in numerosa quantità, siano poi stati colà sepolti alla confusa, come hoggidì si ritrovano.
Cavando... Bertolon detta terra ritrovò in detto loco alcuni pezzi d'argento ma abbruggiato, Zattarin mi disse che ne cavòcir ca L. 70.
Noto che detta terra fu cavata li 17 aprile e non è buona se non è cavata in detta costellazione, così disse quel padre.

Note:
Il manoscritto, la cui collocazione è BP 2144, sarà oggetto di una più ampia presentazione nel prossimo numero della rivista estense "Terra d'Este". Le parentesi [...] segnalano i passi indecifrabili.
Per i reperti archeologici del monte di Baone si veda I. Alessi, Ricerche istorico-critiche sulle antichità di Este, Padova 1776, p. 256; e inoltre E Franceschetti, Baone e la sua antica pieve, Padova 1933, pp. 57.
Un quadro dettagliato degli scavi e dei ritrovamenti archeologici nel territorio comunale è fornito dal Foglio 64 (Rovigo). Edizione archeologica della Carta d'Italia al 100.000, a cura di E. Zerbinati, Firenze 1982. 
Una ricognizione "archeologica" del monte Cecilia è stata effettuata dal "Gruppo Archeologico Euganeo", costituito a Este nel 1991. Nella relazione inviata al sindaco di Baone il 29 novembre 1995 si legge: "Una ricognizione più approfondita, partendo dalla rovina del castello, ci ha permesso di individuare i resti di un bastione largo più di un metro ed una scalinata di accesso. Il luogo è ancor oggi terrazzato, il che non esclude altre opere di difesa concentriche; abbiamo rinvenuto anche resti in pietra lavorata non di origine locale.
Sull'altra vetta, invece, nessun avanzo mutano della chiesa. Ad oriente, dove presumibilmente si ergeva l'abside, sono stati comunque rinvenuti resti di ceramica e tegole; sempre ad oriente, ma ad un dislivello di qualche metro più in basso i resti di un muro. L'area a sud della chiesa doveva essere delimitata da un anello di pietre. A nord abbiamo rinvenuto cunicoli per ora inaccessibili".
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