Fontana delle Mùneghe

Iniziamo la salita osservando nelle zone prative vari cespugli di ginepro, scotano e ginestra. Sulla destra inizia un bel bosco termofilo con roverella, carpino nero e orniello, che verso l'interno, là dove il terreno è d'origine vulcanica lascia il posto al fresco castagneto.
Alla fine della dura salita troviamo gli olivi di Ca' Tripoli. Dall'altra parte della strada alberi di Giuda sporgono dal bordo di un rimboschimento realizzato alcuni decenni fa utilizzando in modo improprio il pino nero d'Austria e altre conifere estranee alla flora locale.
Poco dopo la strada diviene pianeggiante e verso valle è accompagnata da un'alta siepe di roverella, carpino, orniello, albero di Giuda e vari lecci sempreverdi. Quando la strada inizia a scendere appare in controluce il profilo della parrocchiale di Calaone con il suo slanciato campanile, opera dell'estense Riccoboni.
Stiamo scendendo verso la valletta del Calto delle Mùneghe, incisa tra il fianco orientale del monte Cero ed il poggio di Salarola. Un segnavia indica il sentierino boschivo che scende alla Fontana delle Mùneghe.
immagineIl tratto di bosco che attraversiamo è piuttosto umido e vi domina una luce un po' cupa. La vegetazione è formata da castagno, rovere, robinia e sambuco, con sottobosco ricco di pungitopo, dove fioriscono precocemente i bucaneve, seguiti dai denti di cane, dagli anemoni, dall'aglio orsino, cui si associano, all'inizio della primavera, la polmonaria, la colombina ed il gigaro.
Troviamo l'antica fonte sul fondo del tratto iniziale del calto. Il luogo, silenzioso e appartato, mantiene un suo carattere misterioso: forse siamo condizionati dalla romantica leggenda delle tre monache scese a prendere l'acqua e annegate miseramente nella fonte, per non cedere alle lusinghe del grande tentatore che le abbagliava dalla rocciosa Carèga del diavolo.immagine
Per passare il piccolo rio è stato sistemato un bel ponticello in ferro e legno, a lato del quale un recente manufatto in trachite con doccione conduce un rivolo d'acqua entro un vecchio e pesante catino di trachite. Fatti pochi passi arriviamo al manufatto della fonte, incastrato sotto la riva. Sulla parete di fondo si notano ancora le tre croci a ricordo delle monache alle quali è dedicata da tempo immemorabile questa fonte sacello. 
Risaliti ci troviamo sotto il poggio di Salarola, sulla cui sommità spianata si conservano i pochi resti trasformati del convento di Santa Margherita. Il luogo, beneficiato dai marchesi d'Este, ospitò per il noviziato la nobile Beatrice d'Este non ancora ventenne, che si stava preparando al trasferimento definitivo sul monte Gemola. Nel 1459 il convento venne soppresso e trasformato in casa colonica. 
immagineUn'interessante alternativa al percorso principale ci viene offerta da via Salarola. In effetti scendendo per quest'antica strada si giunge sulla Provinciale in contrà della Fontana, a poca distanza dal centro di Baone.
Volendo quindi scegliere questa soluzione, imbocchino la rampa lastricata di Via Salarola che sale sul breve collo e, come stradella sassosa, scende ripidamente sul pianoretto coltivato, con olivi, viti, ciliegi intercalati a prati e seminativi.
Ammiriamo verso est il centro di Baone, sotto la bella sagoma del monte Cecilia steso in faccia alla vasta pianura; a ponente invece s'impone il disegno slanciato del campanile di Calaone, tra il fianco del monte Castello ed il breve dosso riolitico detto Santa Veronica, coperto dallo scuro macchione di lecci che nasconde la Carèga del diavolo.
Ammirati i campi e il vasto panorama riprendiamo a scendere: la stradina è stretta e piacevole ed in breve arriviamo presso una vasca coperta sul cui fianco parte un sentiero. Questo viottolo, calando tra coltivi abbandonati e alte siepi profumate di erica, ligustro e madreselva, consentirebbe di accorciare ulteriormente il percorso perché si unisce con via Castagnarola, dove troviamo l'ultima delle nostre fontane
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