Fontanòn

Chi non intende visitare la Fontana Puje, dalla piazzetta seguirà via Capitello per alcune decine di metri fino all'imbocco di via Fontanòn, un tempo detta Strada Conserva.
In breve arriviamo allo slargo del Fontanòn, dove si gode una bella vista verso la piazza e il monte Castello, con la sobria villa Boldù Dolfin incastonata tra il bosco e i coltivi.
immagineLa struttura della fontana è composta da due manufatti ben distinti. Sopra la strada vi è la fonte vera e propria, formata da una grande cisterna, con nicchione sul fondo e soffitto a volta terminato da un frontespizio in marroni arrotondati. Una robusta grata in ferro, poggiata su soglia di trachite smussata dallo scorrere delle catene, chiude l'apertura. Sotto la strada, in faccia all'ampia conca coltivata rivolta sopra Este dove le terre hanno nomi antichi e suggestivi come Oreòje e Caràre vediamo un robusto penimetro in sassi al cui interno vi era la fontana. Qui le donne della parte alta del borgo venivano a lavare i panni e a prendere l'acqua, che era fresca ma sempre un po' pesante da bere e non adatta a cucinare i fagioli. All'esterno la struttura era completata da un abbeveratoio.immagine
Ora l'acqua esce da un rubinetto che versa in una rustica vaschetta di "masegna". I due lati più interni presentano un ripiano dove si può sedere all'ombra di un vecchio sambuco, di un ailanto e di alcuni gelsi della carta. Dalla fontana esce un rigagnolo che più in basso, nella valletta della Bombica, diventa il Rio Meggiaro.
A lato del volto del Fontanòn riprendiamo la vecchia stradizia in salita e in pochi passi siamo su via Capitello, proprio di fronte all'inizio di via Papafave.
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