Gli anelli del Monte Cero

Dalla piazza di Calaone si possono intraprendere due giri ad anello sul monte Cero. Il più breve, "Anello alto", ha caratteristiche prettamente paesaggistiche e prevede un percorso in quota. E' lungo circa 3,5 Km si può compiere in meno di due ore. Il secondo, "Anello naturalistico", prevede un giro più ampio e diversificato: inizialmente scende verso nord-est e risale per il versante nord confluendo nella parte terminale dell'Anello alto. E' lungo circa 6 Km e si compie mediamente in tre ore. 
Per entrambi i percorsi i periodi favorevoli sono: primavera, autunno e le giornate limpide d'inverno.

 

 

 

Anello alto del monte Cero

Dalla luminosa piazza di Calaone seguiamo Via Capitello fino presso il cimitero. Proseguiamo in piano per Via Cero di Mezzo ed imbocchiamo la stradella in cemento che punta verso il fianco meridionale del monte Cero inciso da grandi cave. Alla prima cava, dove la stradella compie una Panoramastretta curva a sinistra, andiamo dritti superando la sbarra che chiude l'inizio del sentiero. Si sale lungo il bordo orientale della cava, sul cui fronte roccioso, da novembre a primavera, può capitare di scorgere l'inconfondibile volo "farfallato" del picchio muraiolo, facilmente riconoscibile per la vistosa macchia rossa sulle ali nere arrotondate. La vegetazione principale è formata da roverella, bagolaro, orniello, ailanto. Di particolare interesse è la presenza del terebinto (Pistacia terebinthus), pianta mediterranea, piuttosto rara sugli Euganei, alla quale si associano altri esponenti del medesimo clima: il leccio, l'etica arborea, il cisto a foglie di salvia, la ginestra, l'asparago pungente. Bello lo scorcio verso il monte Castello, la parrocchiale con l'elegante campanile del Riccoboni e il dosso di Salarola. 
Quando il sentiero inizia a girare a tramontana la boscaglia termofila lascia rapidamente il posto al castagneto. Si apre uno dei più bei panorami sulla parte meridionale e centrale dei colli Euganei, con l'ondulato pianoro calcareo di Valle San Giorgio, coronato dai monti Cinto, Gemola, Rusta, Fasolo, Venda, Orbieso e Ventolone. immagine
Incontriamo alcune ceppaie di faggio - specie importante che appartiene alla flora alpina, e cespugli del raro fior d'angelo (Philadelphus coronaruius), dai candidi fiori bianchi profumantissimi, coltivato nei giardini "romantici" e noto anche come "fior d'arancio". Presso un affioramento di detrito trachitico a maggio fiorisce una significativa macchia di maggiociondolo, alberello d'ambiente montano dalle caratteristiche ornamentali per i grandi grappoli di fiori giallo oro. Improvvisamente il sentiero si restringe e attraversa una larga macchia di rovo. Poco dopo ritorna il bosco luminoso dove al castagno si accompagna la rovere, il ciavardello e varie ceppaie di tiglio selvatico, altra specie interessante e preziosa. Inizia una corta discesa che porta su una comoda stradella boschiva, il cui fianco a monte e sostenuto da un bel muretto a secco. Si procede quasi in piano, scorgendo oltre la folta cortina dei rami il monte Gemola con il candido borgo di Comoleda incastonato a mezza costa. In poco tempo la stradella scende a congiungersi con via Cero di Mezzo, poco sopra l'entrata di casa Pettinato. Fiancheggiando una fila di ippocastani si prosegue su fondo asfaltato, tagliando un vecchio piazzale di cava riqualificato con la messa a dimora di un gran numero di olivi, separati dalla strada da una siepe di rosmarino. Seguendo la piacevole stradella, che corre pianeggiante tra abitazioni, siepi e coltivi assai ben tenuti, chiudiamo l'anello alle spalle della pizzeria "Alla Pergola". Da qui in breve si raggiunge la piazza del paese.

Anello naturalistico del monte Cero

Dalla piazza di Calaone imbocchiamo via Salarola. La strada cala aprendo subito un vasto panorama sul monte Cecilia, la piazza di Baone e la pianura verso Monselice e l'Adriatico. Sulla sinistra si stende l'ampia sella coltivata appoggiata al ripido fianco sud-orientale del Cero, tagliato in quota dal sentiero dell'Anello alto. La strada si accosta ad un rilievo roccioso ricoperto a mezzogiorno da un folto macchione di lecci che nasconde la Carèga del diavolo. In faccia abbiamo il luminoso poggio di Salarola, dove edifici rurali abbandonati sorgono sui resti del convento di santa Margherita, che accolse la nobile Beatrice d'Este all'inizio della sua vocazione. immagine

Proprio sotto il poggio, dove la strada curva ripidamente a sinistra, parte sulla destra un sentierino che scende nel bosco fino alla famosa Fontana delle Mùneghe, descritta nel "Percorso delle Fontane". La strada cala per superare il solco del Calto delle Mùneghe, quindi si accosta al fianco del Cero e riprende a salire dolcemente, accompagnata da una bella vegetazione a carpino nero, orniello, roverella e albero di Giuda - particolarmente attraente a fine aprile, quanto si copre di fiorellini rosa intenso. Infine, uscendo sullo spallone calcareo di nord-est, si dischiude un aereo panorama sul monte Cecilia ed il centro di Baone, sulla campagna e sul settore centro orientale degli Euganei. Ora la strada cala fiancheggiata da macchie di ginestre e da un boschetto di pino nero - specie interessante, ma assolutamente estranea all'ambiente collinare euganeo. Poco più in basso, dove il paesaggio si apre ulteriormente, troviamo il bell'oliveto che riveste l'assolata costa sopra Ca' Tripoli. Il ripido rettilineo, detto Scajàre, scende contornato da scotano, ginepro e qualche terebinto, terminando su un breve ripiano dove alcune chiarite ospitano, in precarie condizioni, la preziosa Ruta patavina. Poco sopra, quasi nascosta da un gruppetto di carpini, si trova l'imboccatura di un viottolo che entra nel bosco. La stradina, inizialmente pianeggiante, s'inoltra nel vallone boscoso e un po' cupo della Vaesàna, caratterizzato da un senso di lontananza e da un particolare silenzio, interrotto ogni tanto dal verso sgraziato della ghiandaia. Qui, nelle pozze che si formano sul fondo argilloso del sentiero, è possibile incontrare l'ormai raro ululone, un rospetto dal ventre screziato di giallo-nero. Oltrepassato il fondo della conca il sentiero sale brevemente portandosi su un ripiano dove, poco più avanti, incontriamo un gruppo appartato di grandi castagni da frutto, poco lontano dai quali un tempo c'era un roccolo. Dallo spigolo sinistro di questa vecchia maronaria, che in passato era un'ampia radura arborata, un sentierino inizia la salita del versante settentrionale di monte Cero. Seppur non molto frequentato questo tratto non presenta particolari difficoltà e la salita, affrontata con cadenza tranquilla e regolare, si mantiene sempre piacevole, all'interno di un vario ceduo castanile. In poco tempo si sbuca su una stradina che seguiamo brevemente in salita fino alla confluenza con un altro sentiero, presso un vecchio maronàro, che in passato ospitava un enorme gufo reale. Si prosegue in dolce salita su stradella boschiva, il cui fondo spesso è inumidito da una polla perenne, incontrando ancora varie ceppaie di tiglio, in un contesto di ceduo castanile fresco. Alla fine si esce dal bosco presso il varco di casa Pettinato. Da qui, seguendo la piacevole stradella asfaltata - già descritta per l'Anello alto - torniamo al punto di partenza sulla piazza del paese.

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