Ma quanta acqua in bottiglia beviamo


acqua in bottigliaConsumiamo davvero tanta acqua in bottiglia?
Di seguito si presentano due articoli tratti da quotidiani online che possono aiutarci a riflettere con maggiore attenzione sull'argomento, invitando tutti i cittadini a scegliere l'acqua di rubinetto, anche in un ottica di riduzione dei rifiuti.
 

CONSUMO ACQUA MINERALE - PRIMI IN EUROPA, SECONDI AL MONDO PER CONSUMO PRO CAPITE D’ACQUA MINERALE: questa la pessima immagine sfoggiata dal bel paese negli ultimi anni. Periodo in cui siamo riusciti a scalare qualsiasi primato, piazzandoci sul podio di una classifica che ci premia come uno tra gli stati più propensi all’acquisto, in scomode bottiglie di plastica, del cosiddetto oro blu.
Con i nostri 192 litri d’acqua a testa consumati ogni anno possiamo infatti “vantarci” di guardare le spalle solo al Messico (234 litri), superando di gran lunga una terra secca come quella degli Emirati Arabi che non eccede oltre i 151 litri pro capite.
Ma la scelta di preferire l’acqua imbottigliata a quella di rubinetto non può certo considerarsi positiva né per noi stessi, né tanto meno per l’ambiente in cui viviamo. Basti pensare al drastico bilancio delle emissioni di CO2 che annualmente vengono riversate nell’atmosfera; al sempre più difficoltoso smaltimento del PET (il materiale con cui le aziende produttrici realizzano le bottiglie di plastica); e al trasporto di confezioni d’acqua che, molto spesso, percorrono migliaia di chilometri per raggiungere la propria destinazione.
Le radici di una simile situazione prendono piede verso gli anni Ottanta, quando in Italia ogni persona consuma appena 47 litri d’acqua l’anno. Proprio in questo periodo si diffonde quel mercato nazionale dell’imbottigliamento che, nel giro di pochissimo tempo, riesce ad imporsi avviando una sorta di vera e propria rivoluzione culturale, capace di stravolgere le abitudini dei cittadini in modo irreversibile. Dopo l’iniziale opera di convincimento ai danni della popolazione il resto viene da sé e pian piano sorgono una serie di aziende imbottigliatrici, desiderose di diffondere la loro “dottrina” tra un numero di seguaci che, giorno per giorno, scelgono di convertirsi alla sconvenienza di un mercato dell’acqua molto più caro rispetto ai costi proposti dagli acquedotti locali.
Lo scorrere del tempo accentua lo strapotere di queste realtà che ben presto riescono a trasformarci in un paese ipnotizzato da strategie pubblicitarie volte a promuovere la prestigiosa “cultura dell’imbottigliamento”. Un paese confuso, incapace di rendersi conto che la maggior parte degli acquedotti nazionali è perfettamente in grado di produrre un servizio eccellente a costi ridotti. Ma anche un paese che dopo anni di dittatura mediatica non sa ancora ribellarsi alle menzogne raccontate a suon di spot idilliaci da un business pericoloso come quello delle minerali.
(Da http://www.newnotizie.it – Quotidiano online - Articolo del 16.05.2011)

LISCIA O GASATA? GLI ITALIANI SONO I PRIMI CONSUMATORI DI ACQUA MINERALE NELLA UE
Gli italiani sono i maggiori consumatori europei di acqua minerale in bottiglia, i secondi al mondo dopo i messicani.
Secondo i dati forniti da Mineracqua, l'associazione delle imprese di settore, nel 2010 il consumo pro capite nel nostro Paese è stato pari a 186 litri pro capite (contro i 190 del 2009). Al secondo posto i greci (con 157 litri a testa), i tedeschi (150 litri) e i belgi (124 litri).
Al primo posto, nel gusto degli italiani, ci sono le acque naturali 'lisce', che occupano il 64% dei prodotti venduti, seguite dalle frizzanti (20%) e dalle effervescenti naturali (16%).
Nel nostro Paese, quindi, rimane alta la diffidenza nei confronti dell'acqua di rubinetto: nel 32,8% delle famiglie, infatti, almeno un componente dichiara di non fidarsi (nel 2001 erano il 42%).
CONTROLLI DI SICUREZZA. In realtà, assicurano gli esperti, i controlli sull’acqua potabile che arriva nelle nostre case sono severi e stabiliti dalla legge. «Gli standard di qualità sono buoni e i controlli rispondono alle norme nazionali ed europee», afferma Alfonso Siani, primo ricercatore dell’Istituto di scienze dell’alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Avellino.
E sulla garanzia della sicurezza interviene anche Giorgio Temporelli, fisico, consulente e divulgatore scientifico di tecniche di potabilizzazione. «Sia l'acqua del rubinetto sia quella minerale sono molto sicure e si possono bere con tranquillità per le caratteristiche di composizione e per i controlli ai quali sono sottoposte».
Alcune acque minerali, però, come spiega Temporelli, si differenziano da quelle potabili perché sono ricche di sali minerali e il loro consumo quotidiano dovrebbe essere consigliato solo a chi soffre di particolari patologie e su indicazione del medico (il residuo fisso massimo consentito per le potabili è di 1500 milligrammi per litro). Quella del rubinetto, invece, ha un tasso di mineralizzazione medio, che va bene per tutti, anche se varia da zona a zona perché può avere origine superficiali (laghi e fiumi) o sotterranea (di falda).
L'INCOGNITA DELLE CARAFFE FILTRANTI. A seconda dell’origine, cambiano anche i trattamenti di potabilizzazione: quando sono massicci rilasciano quel fastidioso retrogusto di cloro, un altro dei motivi che spinge molti italiani a preferire l’acqua in bottiglia.
«Per ovviare a questo inconveniente», afferma il fisico, «da qualche anno si stanno diffondendo caraffe filtranti o dissipatori per uso domestico». Ma contro questi piccoli elettrodomestici molto venduti in tutto il mondo si è scagliata Mineracqua, la federazione italiana di acque minerali. Il presidente Ettore Fontana ha presentato diversi esposti, tra cui uno alla procura di Torino, per la presunta pericolosità delle caraffe.
E le analisi disposte dal procuratore Raffaele Guariniello su tre tipi di caraffe, svolte dall’Università La Sapienza di Roma, confermano le accuse di Fontana: questi piccoli elettrodomestici sono inutili e talvolta anche nocivi.
Il pm, che indaga per frode e commercio di sostanze alimentari nocive per la salute pubblica, ha trasmesso i risultati delle analisi al ministero della Salute e all’Istituto superiore di sanità.
LE MINERALI: SPOT AGGRESSIVI. Oltre che dalla sfiducia nelle acque di rete e dal loro gusto particolare, gli italiani si fanno condizionare anche dalla campagna pubblicitaria delle industrie di acque minerali che in Italia è massiccia e aggressiva. «In altri Paesi europei, non ci sono tanti spot come da noi. Nei ristoranti servono le caraffe di acqua del rubinetto, abitudine che in Italia è poco diffusa perché c’è una forte pressione delle industrie», afferma il ricercatore del Cnr Alfonso Siani.
Secondo il presidente di Mineracqua, Ettore Fontana, il prezzo medio delle acque minerali in Italia (tra i 19 e i 20 centesimi al litro) è tra i più bassi in Europa e il peggioramento delle acque di rete avviene perché le tubature domestiche non vengono controllate, a meno che il cittadino non ne faccia esplicita richiesta alle autorità competenti. Mentre le acque minerali sono imbottigliate all’origine e soggette a rigidi controlli di legge, sia negli stabilimenti sia nei punti vendita.
(Da http://www.lettera43.it – Quotidiano online - Articolo del 18.05.2011 di Donatella Coviello)

(Mercoledì 8 Febbraio 2012)

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