Museo Civico della Navigazione Fluviale

Questa lunga attività commerciale diventa, sul finire degli anni Settanta, oggetto di studio e di ricerca da parte degli studenti-lavoratori di un corso serale.

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Gli studenti, quasi tutti ex barcari, riscoprono il loro passato, si interrogano, convolgono la Biblioteca Comunale e la stampa locale, organizzano con successo una mostra fotografica, cominciano a raccogliere documenti e materiali. Viene pubblicato un libro, Canali e burci, che diventa ben presto come una bandiera per tutti gli appassionati. In questo fervore matura ben presto l’idea di allestire un Museo nel quale raccogliere e conservare il materiale che si va raccogliendo. L’ amministrazione comunale si fa carico del problema, individua nell’ex macello comunale ormai in disuso la sede ideale del costituendo Museo e, negli anni 1988-1995, l’architetto Paolo Rigoni provvede a ristrutturare l’edificio. L’inaugurazione ufficiale si tiene il 2 maggio 1999, alla presenza di autorità politiche e religiose, di studiosi e di un folto gruppo di appassionati e di cittadini.

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Il Museo sorge alla fine di Via Ortazzo, su quel lembo triangolare di terra, la pontara, delimitata dalla confluenza di due corsi d’acqua: il Vigenzone che nasce a qualche centinaio di metri nel punto in cui le acque del canale Battaglia si scaricano attraverso l’Arco di Mezzo e proseguono verso Bovolenta, Pontelongo e quindi verso Chioggia e la laguna, e il Rialto che raccoglie le acque del versante settentrionale dei Colli Euganei e del bacino termale. Via Ortazzo, tra l’altro, è stata fino a non moltissimi decenni fa, luogo di smistamento delle merci provenienti dai Colli, come i sassi di trachite e la scaglia calcarea che qui venivano ammassati in attesa di essere caricati nei burchi.

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Il Museo, unico nel suo genere, e come tale meta di studiosi e di accademici italiani e stranieri, conserva oltre quattromila reperti tra imbarcazioni fluviali e parti di esse, ricostruzioni in scala, fotografie storiche, disegni costruttivi, carte di navigazione, documenti relativi alla costruzione e manutenzione di ponti e conche, rilievi tecnici, oggetti usati dai barcari nella vita di bordo, documenti commerciali, libri tecnici specifici, attrezzature usati negli squeri, modelli in scala, utensili dei vari mestieri connessi con la navigazione interna, ecc.

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Il Museo della Navigazione Fluviale non è il frutto di un’operazione culturale verticistica, ma il riaffiorare spontaneo e naturale di una delle componenti più importanti del percorso storico di Battaglia: l’intensa e fervida attività mercantile svoltasi, se pur con alterne vicende, sulle vie d’acqua per oltre sette secoli. Dallo scavo del canale ad opera del Comune di Padova all’inizio del XIII secolo, fino al tramonto della navigazione fluviale, verificatosi all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale, Battaglia è al centro di una fitta rete di traffici e di commerci che la rendono florida e importante. Lo strumento che più di tutti contribuisce alla sua espansione economica e che favorisce sicuramente la nascita e l’affermazione di un’economia artigianale ed industriale è un’ imbarcazione così efficiente e diffusa lungo i corsi d’acqua padovani e del Veneto da diventare la barca per antonomasia: il burchio. Esso attraversa per l’ultima volta la Conca di Navigazione negli anni Sessanta, ma prima di intristire abbandonato e semiaffondato, ha trasportato trachite, calce e mattoni, frumento, barbabietole e farine, carbone, ghiaia e sabbia, legname, granaglie, sale, cemento, calcare, ecc. Il suo raggio d’azione spazia da Pescantina a Ferrara, da Mantova a Motta di Livenza, da Padova a Chioggia, da San Donà a Grado, da Aquileia a Codigoro. I campi e le calli di Venezia sono tuttora lastricati con la trachite dei Colli Euganei trasportata con i burchi di Battaglia.

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