Fontana delle Fontanelle

Dopo la sosta proseguiamo in dolce salita passando a lato di abitazioni rurali cinte da belle siepi di ligustro e acero campestre. 
La strada asfaltata termina poco dopo, all'altezza di una scura formazione di tufi basaltici, appartenenti alla prima fase del vulcanismo euganeo. Sopra l'affioramento roccioso cespugli di ginestre, rosa di macchia, pruno selvatico, biancospino, sicomoro, gelso e ailanto creano un'isola d'interesse geologico-botanico.
Ora la via sterrata sale tra cortine arboree formate da robinia, ailanto, roverella, olmo, acero, con cespugli di biancospino e di ligustro.
Sopra la scarpata compare il muro che cinge le pertinenze di villa Beatrice e sulla destra osserviamo una vecchia e malandata fontana. Subito dopo svoltiamo a sinistra per la rampa erbosa che, attraverso un cancello in verghe di ferro, porta a una fresca radura dove, al limitar del bosco, troviamo la Fontana delle Fontanelle.
L'ampia volta in trachite della cisterna, che si apre sotto la costa del monte, è chiusa da una grata in ferro dal disegno semplice e gradevole. La sovrastano grandi sambuchi e vecchie robinie, mentre il pungitopo occupa buona parte del sottobosco. Di fronte la cisterna il sentiero si allarga in corrispondenza di un manufatto rivestito in trachite. Qui un sedile in pietra bianca poggiato alla spalletta consente una sosta ricca di suggestioni per la luce particolare, la leggerezza dell'aria e la pace circostante.fontana
Una scaletta scende a livello della conca prativa, chiusa a levante da un'alta siepe tra cui spicca la scura tonalità dei lecci, mentre un gruppo di faggi e carpini poco più in là completa la dotazione arborea dello spazio aperto. Qui si possono ascoltare i rumori e le voci del bosco, osservare tutto l'anno la ghiandaia, mentre d'estate capita di veder posarsi sul sentiero l'upupa e sentire tra gli alberi il verso del cuculo; in inverno non manca l'allegra compagnia del pettirosso e dello scricciolo.
A lato del vòlto della fonte una stradina boschiva sale a Villa Beatrice. Poco più in là sotto le robinie dal tronco coperto d'edera, notiamo un affioramento di basalto di colata. La scura roccia è caratterizzata da piccole cavità, prodotte da gas al momento dell'effusione, che sono state successivamente riempite da minerali chiari quali la calcite e l'analcime: è il così detto "basalto a risetti del Gemola", noto a tutti gli appassionati di geologia.
Terminata la piacevole sosta e le interessanti osservazioni, vale la pena dedicare un po' di tempo alla visita del complesso storico-monumentale di villa Beatrice.
Prendiamo quindi il sentiero a lato della fonte che, con poca fatica e alcuni tornantini, sale sulla cima del colle sbucando sul retro della villa.
Il suggestivo complesso è legato alla memoria della beata Beatrice d'Este, figlia di Azzo VI e di Sofia di Savoia che, dopo il noviziato al convento di Salarola, cercò sulla cima di questo colle il silenzio e la pace. Qui visse in preghiera e penitenza gli ultimi cinque anni della sua breve vita, spegnendosi nel maggio del 1226.
Acquistato nel 1972 dall'allora Consorzio per la valorizzazione dei colli Euganei, attualmente la struttura è di proprietà della Provincia di Padova, che ne ha fatto uno dei suoi più interessanti centri museali. In alcune sale sono allestite due mostre naturalistiche didattiche sulla flora e la fauna del territorio euganeo.
Dai prati attorno la villa si gode uno splendido paesaggio a volo d'uccello sulle assolate ondulazioni calcaree che da monte Fasolo digradano verso Valle San Giorgio. In primo piano, verso nord, si alza il cono boscoso di monte Rusta, il cui fianco a ponente cala dolcemente, coperto di vigneti, fino a Cinto Euganeo. Verso levante il bel profilo del Rusta si raccorda al dolce crinale di monte Fasolo, nobilitato dal filare di mandorli: un classico ormai delle prime uscite di primavera. Dietro abbiamo la massa azzurrina del Venda, con i resti del monastero olivetano che s'innalzano al colmo dello spallone di sud-est.
Conclusa la visita, riprendiamo il sentiero che ci riporta al fresco prato della fontana.
Per non ripetere la strada fatta prima, invece di uscire per il cancello di ferro, si può mantenere il sentiero e, sul fianco meridionale del prato, superare un cancelletto per entrare in una boscaglia mista a robinie, carpinelle, roverelle e castagni. Seguendo questo vecchio tracciato si cala dolcemente fino ad un vigneto posto su un ampio ripiano luminoso. Aggirato verso sinistra il vigneto e attraversato un prato, da tempo incolto, ci si accosta ad un boschetto; seguendone il limitare verso destra troviamo, presso un piccolo olivo, una stradina che scende. sulla sterrata via Torreselle: proseguendo in discesa verso sinistra in breve chiudiamo l'anello al Pissarotto del Tòrmene.
Quanti invece, dopo la sosta alla fontana e l'eventuale salita a villa Beatrice, vogliono mantenere la via più comoda, faranno a ritroso la strada fino Pissarotto del Tòrmene
torna all'inizio del contenuto