Fontana Puje

Proseguiamo comunque dritti e, superata una grande casa colonica recentemente sistemata, passiamo a lato di un vecchio rustico con interessante ‘barco' in legno piuttosto malandato.
Ora la discesa corre incassata all'interno di una fresca galleria formata da robinia, roverella, acero campestre, carpino, orniello, sambuco e castagno. Più in basso un'apertura tra la siepe fa vedere un pianoretto arativo in fondo al quale si alza un dosso cespugliato detto il Sacrà, dal quale provengono numerosi reperti d'età romana, tra i quali l'architrave, con fregio a foglie di acanto, sistemato nella piazza di Baone.
immaginePiù avanti incontriamo gabbionate e altre opere di sostegno e manutenzione della strada il cui fondo rimane sempre sterrato. Poco dopo i sassi trachitici lasciano il posto alla scaglia calcarea sulla quale ben si adatta a vivere il bagolaro o spaccasassi, come quello che osserviamo sull'angolo di una stalla a lato della via.
In breve raggiungiamo la strada asfaltata in località Fontana, che prende il nome dalla vecchia Fontana che vediamo in mezzo al campo sotto la strada.
Dopo aver visitato la Fontana e quella non distante della Castagnarola, raggiungiamo in breve il centro di Baone, chiudendo un anello di quasi 16 chilometri.
Coloro che rimangono fedeli all'anello principale continueranno per via Vallesana giungendo in breve alla piazza di Calaone. Il luogo è ameno e, nel corso della sosta, merita una visita la parrocchiale dedicata a santa Giustina e uno sguardo il bel campanile e villa Boldù Dolfin.
Altro percorso ridotto ci viene offerto da via Villanova vecchia strada "direttissima" per Este che ci porta a visitare il simulacro della Fontana Puje.
Si potrà quindi, completando la discesa per via Chiesette Branchine, giungere al quartiere Meggiaro di Este e seguire a sinistra la Provinciale per Ca' Bonn. In questo caso l'anello si concluderà nella piazza di Baone in poco più di 18 chilometri.
La vecchia Fontana Puje, che sgorgava in via Chiesette Branchine, subito al di là del confine con Este, non esiste più; solo un breve ripiano a lato della via, indica il luogo della sorgente. Qui, sotto la riva del monte, un ponticello sopra il fosso portava al muro dal quale sporgeva un rubinetto, provvisto di gancio per appendervi le secchie portate a spalla col "bigò'o". La gente del posto ricorda che l'acqua era molto gradevole e fresca. Dall'altra parte della strada, dove ora c'è il manufatto dell'acquedotto di Calaone, era sistemato un grande abbeveratoio, lungo circa quattro metri e largo oltre uno, al quale verso sera venivano accompagnati gli animali da stalla delle vicine fattorie. La fonte funzionò fino ai primi anni Sessanta, quando venne sostituita dall'acquedotto.
Ora una bianca lastra di marmo con un solco ed un incavo, circondata da ciottoli, forma una reinterpretazione quasi scultorea cui si affida la memoria di questa fonte oggi perduta.
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